Terzo disco per Arthuan
Rebis, pseudonimo dietro cui si cela Alessandro Arturo Cucurnia, già all’attivo
con gli In Vino Veritas e i The Magic Door. Sacred
woods è un viaggio alla ricerca di suoni e connessioni con la natura, tra
folk, cantautorato e studio di tradizioni popolari, partendo da quella celtica
per arrivare a quella iberica, passando per India e Cina. Ovviamente per
avventurarsi in un percorso del genere serve una cultura smodata di quello che
si sta trattando e Alessandro, mentore e studioso di questo affascinante
progetto, ha deciso di farsi accompagnare da una serie di ospiti che con la
loro personalità hanno donato ancora maggiore spessore al prodotto finale. Troviamo
così la voce narrante di Paolo Tofani (Area) e i synth di Gabriele Gasparotti (di
cui abbiamo più volte parlato da queste pagine) nella misteriosa Albero sacro, il bodhràn di Nicola Caleo
gioca con il santoor (uno strumento iraniano a corde percosse) di Vincenzo
Zitello (Alice, Ivano Fossati, Teresa De Sio, giusto per citare qualche sua
collaborazione) e la voce di Mia Guldhammer in Kernunnos, una ballata tradizionale danese, prima dell’ipnotica Runar, dove oltre a Caleo e Gasparotti
abbiamo Zitello impegnato stavolta alla fujara, un particolare strumento
slovacco. La coppia formata da Tofani e Gasparotti esegue Elbereth, che posa uno sguardo sul magico mondo di Tolkien, mentre Come foglie sospese si distingue per la
delicata arpa (sempre di Zitello) che accompagna il canto di Cucurnia. Ancora il
bodràn (ma stavolta di Glen Velez) nella splendida Danzatrice del cielo, la rilettura di Diana dei seminali Comus, impreziosita dalle tablas di Federico
Senesi, è il perfetto epitaffio di un disco prezioso, un lavoro enorme che ha
il merito di incuriosire e dettare suggestioni dalla prima all’ultima nota.
(Luigi Cattaneo)
Elbereth (Official Video)
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