Ritorno di spessore per
i Freeway Jam, gruppo che mancava da parecchi anni dalle scene (per l’esattezza
da Pensieri Imperfetti del lontano
2002) e che con questo Piccoli Mondi si
ripropone come uno dei gruppi di punta della corrente jazz rock fusion
italiana. L’album è un bel viaggio in musica che conquista ascolto dopo ascolto
e che mostra il consolidamento artistico raggiunto dall’ensemble. Il jazz e la
fusion confluiscono in modo fluido in frangenti ora più rock ora più
psichedelici, con trame strumentali che appaiono come l’elemento clou di tutto
il discorso intrapreso, merito anche di doti tecniche non indifferenti. Difatti
sono solo due gli episodi cantati (Sur e
Istanbul City) dalla brava Silvia
Dalla Noce, brani pieni di groove e dinamismo. Luca Gramignoli (chitarra),
Davide Pavesi (tastiere), Danilo Somenzi (basso) e Renzo Marchetti (batteria),
firmano un lavoro magari non innovativo ma assolutamente ispirato e coinvolgente,
ricco di quella atmosfera che dominava i dischi dei settanta, pur non avendone
la patina e l’alone nostalgico che a volte caratterizza prodotti del genere. Il
gruppo segue la scia intrapresa 12 anni orsono, lasciandosi catturare
dall’energia e dalla vitalità libera di jam session senza particolari vincoli.
Idee e lampi che costellano Piccoli Mondi
in più parti, imbevendo il tessuto di fraseggi jazz rock, progressive e
funky che culminano nella lunga title track, un po’ il sunto del pensiero dei
Freeway Jam. Ma non sono da meno brani esaltanti come l’iniziale e tirata Testa di Pazzo, la spumeggiante El Bailarino Bebado do Rio, la
rockeggiante Danny’s Land e l’eclettica
Son do Mar. Disco davvero molto
interessante che fa ben presagire per il futuro prossimo dei cremonesi, sempre
che non ci vogliano far attendere un’altra dozzina di anni per ascoltare certe
prelibatezze! (Luigi Cattaneo)
Danny's Land (Video)
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