Terzo album per i
bolognesi Accordo dei Contrari e ritorno all’AltrOck che aveva già distribuito
l’esordio Kinesis del 2006. Dopo
l’ottimo Kublai non era poca
l’attenzione per questa nuova fatica del gruppo e l’omonimo lavoro da poco
pubblicato conferma le buone impressioni che hanno destato in questi anni di
attività. Accordo dei Contrari è un
disco solido, ricco di rock fusion ad alto tasso di adrenalina e con la sua
parte di jazz che completa un quadro pieno di sfumature. L’accordo suona e si
diverte, dà poco peso a quale direzione intraprendere, forti anche di una
scrittura sicura ma non impostata su canoni predefiniti. Una sorta di libertà
anarchica che li conduce in territori ora più fusion, ora più classici, ora
venati di R.I.O., il tutto insaporito da percezioni settantiane e momenti riconducibili
al progressive tout court di Gentle Giant e King Crimson. Una bella mescolanza
di suoni che vivono nel comun denominatore della potenza e della precisione di
un ensemble oramai collaudato e pieno di groove. L’album è un’esplosione di
colori, una marcia in cui incontrare spore del passato con uno sguardo ben
radicato nell’attualità (e in questo l’altrOck è una garanzia). Quindi è lecito
attendersi rimandi al jazz rock italico di Area e Arti & Mestieri e alla
scuola canterburiana (Soft Machine in particolare) ma ciò che emerge è l’aver
definito un proprio suono e uno stile facilmente riconoscibile dagli
appassionati. Già l’iniziale Nadir dà
l’idea di cosa aspettarsi. Ritmiche pulsanti (l’efficace coppia formata da
Daniele Piccinini al basso e Cristian Franchi alla batteria), soli e riff di
chitarra incisivi come non mai (del sempre bravo Marco Marzo Maracas), incursioni
tastieristiche di presa ed effetto (ad opera di Giovanni Parmeggiani che si
divide tra fender, hammond, minimoog e piano) e un equilibrio formale tra le
componenti davvero inattaccabile. Nadir è
una traccia che sviluppa un discorso pieno di concetti, intrappolando pulsioni
fusion con un mood quasi hard rock, lasciando trasparire amalgama e fluidità.
Non è meno potente Dandelion, un
altro esempio della caratura raggiunta dai musicisti, così come di ottimo
livello è Seth Zeugma, in cui fanno
la loro parte Vladimiro Cantaluppi al violino e Enrico Guerzoni al violoncello,
per quello che è forse l’episodio più sperimentale e anche interessante tra i
presenti, un vero viaggio tra suggestioni avant ed elementi che profumano di
vintage prog. Parmeggiani con il suo hammond colora la successiva Dua, su cui si inseriscono le chitarre
taglienti di Maracas e una spinta ritmica ad alto voltaggio, mentre Tighlath, dopo un inizio soffuso vira in
direzione di un jazz rock d’avanguardia e spumeggiante che pare quasi un
omaggio agli Area. La chiusura di Più
Limpida e Chiara di ogni Impressione Vissuta part II (con Cantaluppi questa
volta alla viola e Marina Scaramagli al violoncello) si discosta dal resto del
disco e rende l’atmosfera quieta, proprio come dopo una tempesta, degno
epitaffio di un ritorno discografico caldamente consigliato. (Luigi Cattaneo)
Nadir (Video)
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