Prog Rock settantiano
puro e senza aggiunta di elementi estranei. Questo il sunto del piacevole
ascolto dato da Suono, il ritorno
della band abruzzese dopo Il Manuale dei
Piccoli Discorsi, piccolo cult datato 2001 (recuperatelo!). Il gruppo
prosegue il discorso avviato oltre 40 anni fa dai maestri del genere e non si
discosta da quanto proponevano nomi storici del genere come Banco del Mutuo
Soccorso e Le Orme o da ensemble attuali ma orgogliosamente vintage come Coscienza
di Zeno e Tempio delle Clessidre. Suono è
un disco che fa della passione per un’era lontana il proprio marchio
distintivo, proprio come era accaduto per il già riuscito debut. Mancano
Maurizio Di Tollo alla batteria e Luca Latini al flauto in questa nuova
reincarnazione del progetto, anche se ben tre pezzi risalgono alle session del
primo album e quella leggera brezza nostalgica rimane forte e ben impressa nel
cuore di chi ascolta. Tutto rimanda difatti al prog italiano più retrò, senza
dimenticare gli insegnamenti inglesi di Gentle Giant e Genesis, in un quadro
per nulla nuovo ma estremamente gradevole. D’altronde non mancano doti
compositive e qualità tecniche che regalano buoni spunti per chi ama il
progressive maggiormente nostalgico (e direi che non sono pochi). Colpisce la
compattezza della proposta, il lavoro d’equipe della Distilleria di Malto,
soprattutto dopo un’assenza così prolungata dalle scene che poteva minare la
solidità di certi meccanismi. L’album invece scorre in modo fluente, ci sono
tanti momenti apprezzabili, tra cui spiccano Lorca e Dalì e Nemesi, brani
simbolo delle caratteristiche guida del percorso svolto sinora dagli abruzzesi.
L’assenza di novità non è dunque in questo caso un elemento penalizzante,
soprattutto per chi è particolarmente assuefatto da certe classiche melodie e
la speranza più grande a questo punto è di sentir parlare nuovamente di loro
senza dovere attendere un altro stop di dodici lunghi anni. (Luigi Cattaneo)
Il Suono Seducente del Sogno Part I (Video)
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