Morning
glory è il secondo album degli Atom Made Earth (dopo
l’esordio Border of human sunset),
band formata da Daniele Polverini (chitarra e synth), Nicolò Belfiore (tastiere),
Lorenzo Gianpieri (basso) e Thomas Testa (batteria). Giusto per comprendere le
linee guida che animano il progetto, è giusto citare due figure che hanno
contribuito al risultato finale, ossia Gianni Manariti (personaggio importante
quando si parla di stoner e affini) e James Plotkin, che nel suo catalogo di
produzioni e realizzazioni (queste come chitarrista) si è contraddistinto per
il suo approccio al drone, al metal e all’industrial di matrice sperimentale. I
due hanno rispettivamente mixato e realizzato il mastering e la potenza a
tratti claustrofobica che sprigionano i cinque pezzi presenti (più una sorta di
intro ed un outro) rappresentano perfettamente le idee del quartetto
marchigiano. Che poche non sono e sprigionano con sapienza il giusto crossover
di post rock, psichedelia e progressive, un assalto strumentale dai contorni
space che li pone in continuità con quanto fatto più di quarant’anni fa da Pink
Floyd e Hakwind, una piccola revisione in prospettiva moderna già definita da
realtà piuttosto trasversali come Morkobot e Ornaments. Il tocco ambient di Noil funge da introduzione per Thin, sette minuti a cavallo tra doom e
psych, con varianti post che creano suggestioni cupe e opprimenti. Non che October pale sia da meno. Infatti il
brano è segnato da un sottile tormento che si stempera in parti atmosferiche
dettate dalla mano sicura di Belfiore, in opposizione alle tipiche chitarre del
genere e ad una sezione ritmica vibrante e inquieta. Reed lascia il posto a stilemi maggiormente prog, sfociando in
parte nell’heavy, soprattutto per una certa muscolarità della composizione, con
i riff di Polverini a marchiare a fuoco il pezzo. Molto diversa Baby blue honey, decisamente più
immediata e carica di groove, con le ritmiche che permettono a Polverini e
Belfiore di creare un interplay davvero riuscito. Finale affidato alla lunga e
a tratti sorprendente Stac, dieci
minuti variegati, con soluzioni multiformi che racchiudono le tante influenze
del gruppo, capace di passare con efficacia dalla psichedelia allo stoner, per
toccare apici space e progressive. L’outro Lamps
like an African sun è il commiato per un come back significativo e
coinvolgente. (Luigi Cattaneo)
Thin (Video)
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