Dopo il debut Stige del 2016, tornano gli Charun,
quartetto formato da Nicola Olla alla chitarra, Valerio Marras alla chitarra,
Simo Lo Nardo al basso e Daniele Moi alla batteria, che con il nuovo Mundus Cereris prosegue nel discorso a
base di post rock e metal. L’oscuro incedere strumentale del disco ben si sposa
con i richiami al rito propiziatorio che permetteva di mettere in contatto il
mondo dei vivi con quello dei defunti (da cui deriva il titolo dell’opera
stessa), una tradizione antica che ha le sue radici nel santuario di Cerere, un
tempio della Roma antica. L’iniziale Malacoda
mette subito in risalto alcune caratteristiche dei sardi, con riff aggressivi e
ampie distorsioni chitarristiche, un crescendo tipico del genere ma decisamente
riuscito. Mae si districa tra post e
psichedelia, mentre Laran conferma il
songwriting narrativo e descrittivo che contraddistingue la proposta, tra
picchi emotivi, ruvidezze heavy e grande intensità lirica. Il pathos che
contorna i brani viene esaltato dalla presenza del pianista Stefano Guzzetti in
Nethuns, ma anche le conclusive trame
di Menvra e Vanth, che vibrano di un alone tetro e malinconico, confermano la
bontà di un progetto brillante e ancora troppo poco conosciuto. (Luigi
Cattaneo)
Vanth (Video)
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