Nuova incarnazione del
progetto Stick Men, ideato nel 2009 da Tony Levin (basso) e Pat Mastelotto
(batteria), giunge nel 2020 alla pubblicazione di Owari, disco tra i più
interessanti e ragguardevoli della loro produzione, che vede attualmente il duo
accompagnato da Markus Reuter alla touch guitar e la novità Gary Husband alle
tastiere (nel curriculum collaborazioni con Allan Holdsworth, John MaLaughlin e
Jack Bruce). Il live, registrato al Blue Note di Nagoya, in Giappone, è
testimonianza di un tour bloccato da subito a causa dell’emergenza sanitaria
legata al Covid, ed è un vero peccato vista la qualità del disco in questione. L’enorme
quartetto, riunito grazie alla sempre efficiente Moonjune Records, sviluppa con
risultati spesso encomiabili l’esibizione (basti ascoltare le ottime Cusp e
Level 5) ma è tutto Owari a testimoniare l’ennesimo documento
della forza creativa della band, che ha sempre fatto sfoggio, oltre che di
tecnica, di idee variegate che costituiscono l’ossatura di composizioni tanto
intricate quanto suggestive. La monumentale performance del gruppo si snoda tra
frangenti atmosferici (Hajime), spirali progressive (la dark Prog
Noir, la classica Larks’ Tongues in Aspic, Part II) e attitudine
sperimentale (The end of the tour, bonus di ben 16 minuti e la title
track), marchio indelebile di una band in costante mutamento e che farà tappa
in Italia, a Veruno (insieme a David Cross) il 30 ottobre di quest’anno. (Luigi
Cattaneo)
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