Questo album è diventato un festival, uno di quei momenti di
aggregazione e condivisione a cui purtroppo non siamo più abituati. Un festival
con un filo conduttore rappresentato dalla scrittura e dalla produzione, che ha
lasciato spazio ai cantanti di esprimersi e raccontare storie molto diverse,
non da divi ma semplicemente da interpreti dei brani e soprattutto dell'epoca
che stiamo vivendo. C'è una foto nel libretto che raffigura
questo periodo storico: barchette ormeggiate al tramonto. Crediamo che si sentano
così molti artisti e musicisti che aspettano di poter riprendere il largo.
Con queste parole, il
duo formato da Alex Savelli (chitarra, basso e tastiere ex Pelican Milk e
collaboratore negli anni di Francesco Guccini, Paul Chain, Ares Tavolazzi, tra
gli altri) e Ivano Zanotti (batterista impegnato con Ligabue, Vasco Rossi,
Brian Auger, Eugenio Bennato), sintetizza il lavoro dietro Italian Kidd,
un disco dove la creatività emerge netta, senza pressioni e barriere, con l’idea
di collettività che trova sostanza nella scelta di utilizzare un cospicuo numero
di cantanti, scelti di pezzo in pezzo per narrare con forza gli anni quantomeno
particolari che tutti stiamo affrontando. Un album pieno di sostanza e forza, con
Savelli che spiega come i brani siano stati quasi tutti scritti dopo avere conosciuto Ivano e
pensando di suonarli insieme a lui. Per questo ho voluto coinvolgerlo nella
produzione e nei mixaggi, e proprio per questo abbiamo deciso di dividere i
diritti dei brani con gli ospiti in parti uguali; il lavoro di ognuno è stato
assolutamente determinante per la riuscita del disco. In fondo chi ha scritto
cosa, soprattutto per chi ascolta, ha un valore molto relativo e credo che se
musicisti e interpreti fanno proprio un brano poi quel brano diventa più del
pubblico che di chi lo ha scritto. Tra le
cose migliori abbiamo Dogman, con la voce piena di pathos di Massimo
Danieli, Dead end che vede la versatile Jeanine Heirani protagonista (già
con Savelli nei Nostress), The stranger, episodio carico e vibrante di
energia dove Frederick Livi marchia a fuoco il pezzo, Spears con Lorenzo
Giovagnoli dei progsters Odessa e la lunga The shepherd, vibrante
viaggio per Valentina Gerometta dell’interessante progetto Zois. Menzione a
parte per Non siamo soli, unico momento in italiano con Luciano Luisi
convincente interprete di un momento che si stacca dai restanti ma rimane
impresso nella memoria, concludendo ottimamente un esordio tra i più meritevoli
di questo 2021 in ambito rock. (Luigi Cattaneo)
The stranger (Video)
Nessun commento:
Posta un commento