Fondati a Lione nel 2005 da
Francois Thollot, polistrumentista innamorato del progressive settantiano, gli
Scherzoo arrivano oggi al quinto disco, pubblicato dalla nostrana Lizard
Records, album che conferma la propensione strumentale dei francesi, che
continuano a citare Canterbury, il jazz rock, il prog sinfonico e la classica. Oltre
a Thollot (basso), troviamo Clèment Curaudeau alla batteria e due tastieristi,
Anthony Pontet (paino, organo e synth) e Grègoire Plancher (piano e mellotron),
con la logica conseguenza che siano proprio questi ultimi due elementi citati a
sospingere la formula introdotta nell’album precedente. Proprio l’interplay
dato da una certa solidità di line up ha portato ad un risultato complessivo
brillante, con le tastiere che dominano in lungo e in largo un album raffinato
e vintage. Sunday therapy mostra subito lo stile del quartetto, una
sorta di introduzione a quello che è il sound di 05, prima della lunga Le
Rèveile, che si muove tra ritmi dispari, stacchi arditi e cambi di tempo alla
Gentle Giant e della seguente Plastic lizard, un bel tuffo nei ’70,
contraddistinto da più elementi e con un mood cinematografico piuttosto
azzeccato, sia nelle parti jazzate che in quelle atmosferiche e vagamente gobliniane,
elaborazione di un suono che si stratifica con intelligenza. La lunghissima XZ/02
sviluppa una serie di temi e di idee piuttosto articolate, tra passaggi
classicheggianti e spirali di puro progressive, Tourmente des nombres presenta
trame vivaci e godibili, mentre Bachannales Bucoliques non fa altro che
confermare come i transalpini guardino con gusto e passione ad una stagione
ormai parecchio lontana nel tempo. Le Baron perché ha un inizio
misterioso, per poi sviluppare fraseggi curati e dinamici, la conclusiva Tsunami
è anima e sintesi del background degli Scherzoo, quasi 15 minuti che
faranno la felicità di tutti gli amanti del prog tastieristico più sfrenato ed
ottimo finale di un ritorno godibile ed elegante. (Luigi Cattaneo)
Bachannales Bucoliques (Video)
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