Fondati da Pierangelo
Pandiscia e Gino Ape, gli Enten Hitti sono un gruppo aperto dal lontano 1995,
quando iniziano a lavorare sulla sperimentazione sonora e la dimensione rituale
della performance, incrociando world, elettronica, folk e psichedelia. Varie forme
espressive accostabili alla ricerca di artisti di casa nostra come Claudio
Rocchi, Officine Schwartz e Juri Camisasca ma anche ai seminali Tuxedomoon, uno
studio profondo su un mondo arcaico da scoprire attraverso un’arte concepita
mutevole e perennemente libera da automatismi, nonché del tutto personale. Il qui
presente A tutti gli uragani che ci passarono accanto è un disco del
2004 (uscito in sole 100 copie), ristampato nel 2020 dalla Lizard Records
insieme alla ADN, un lavoro che mostrava il lato più folk della band lombarda,
che oltre a Pandiscia (chitarra, steel drum, metallofono, percussioni e voce) e
Ape (oboe, piano, fisarmonica, elettronica e voce) vedeva coinvolti Gianpaolo
Verga (violino), Stefano Nosari (contrabbasso), Adriana Pulejo (voce) e Simona
Barbero (voce). Casa dei pensieri è l’inizio dello stralunato viaggio e
ci porta per mano al particolare folk di Luna di pietra e alla
malinconica C’è il sole nella strada, che chiude un trittico iniziale
lodevole. L’attenzione della band verso una forma canzone dall’elegante verve
pop si materializza in Le mani d’Africa, mentre la lunga Vento lento,
con le sue atmosfere lievi è tra i brani più significativi dell’intera release,
prima di Necramor, una bella ballata poetica, e di Figli dell’acqua e
del sole del mattino, che si contraddistingue per un approccio
delicatamente cantautorale. Non vorrei crepare è uno splendido spoken
word, la conclusiva Dea mangiamele è l’ideale finale di un disco da
scoprire ascolto dopo ascolto. (Luigi Cattaneo)
Non vorrei crepare (Video)
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