domenica 3 marzo 2013

CAVALLI COCCHI, LANZETTI, ROVERSI (2011)


Chi scrive ha atteso con estrema curiosità il debutto di questo vero e proprio  supergruppo del progressive italiano. Tre nomi, uno più importante dell’altro per la nascita prima e la riscoperta poi del prog italiano. Su tutti ovviamente Bernando Lanzetti, voce dei mai dimenticati Acqua Fragile (due dischi all’attivo, il primo omonimo del 1973, il secondo, Mass Media Stars pubblicato l’anno successivo) e della P.F.M (per ben 3 album negli anni ‘70). Ma non meno importanti e degni di nota sono ovviamente Cristiano Roversi (tastierista e membro fondatore dei Moongarden e dei Catafalchi del Cyber) e Gigi Cavalli Cocchi (batterista già nella band di Ligabue, nei Mangala Vallis, nei Moongarden e presente anche in The Sanctuary di Alex Carpani). Insomma un trio con un curriculum da brividi. Se a questi nomi aggiungiamo tutta una serie di ospiti tra cui Aldo Tagliapietra (Le Orme), Flaco Biondini (Francesco Guccini), Steve Hackett (Genesis) giusto per citarne alcuni, si avrà la portata del valore dell’opera, che a parte qualche calo di ispirazione, non può che far la felicità dell’appassionato e perché no, anche dell’ascoltatore meno scafato, vista anche la forte componente melodica di cui è intriso il disco, complice anche la scelta di escludere l’utilizzo della chitarra elettrica a favore di quella acustica, che, a conti fatti, aggiunge ulteriore fascino all’opera. Life on Mars è un inizio ideale, la chitarra arpeggiata e il piano accompagnano un Lanzetti a cui il tempo non ha leso le straordinarie doti vocali ed espressive che lo hanno sempre contraddistinto. Colpisce la cura del particolare, dei cori e dell’aspetto anche emotivo che caratterizza questa opener, che lascia già intravedere le enormi potenzialità del disco. Ben più progressiva è JPG Card che riannoda i fili con il passato, chiamando in causa tanto la Premiata Forneria Marconi periodo Chocolate Kings tanto i Genesis e lo fa in maniera davvero egregia, mostrando capacità di scrittura e ispirazione, con Roversi bravissimo nell’utilizzo del mellotron e Cavalli Cocchi cuore pulsante del brano. Morning Comes è la rielaborazione di un pezzo degli Acqua Fragile, omaggio delicato e piacevole, a cui fa seguito una sentitissima Words got the power, ballata malinconica molto riuscita in cui è ancora protagonista l’accoppiata tastiere-chitarra acustica, ma il risultato non stanca, anzi è brillante e convincente proprio per quel suono raffinato e mai invadente che a dirla tutta è la caratteristica principale dell’intero album. A metà disco viene piazzato un brano più ritmato, Why should I, in cui si apprezza il lavoro di Roversi e la capacità della band di muoversi su registri e stili anche differenti tra loro. Le cose migliori vengono collocate in questa prima parte, mentre la seconda, pur presentando brani di indubbio interesse risulta leggermente più debole. Difatti ciò che segue si lascia ascoltare ma si nota l’assenza di un colpo risolutore che faccia realmente decollare le composizioni, anche se ci sono momenti comunque validi come la melodia sofferta di By this river (cover di un brano di Brian Eno), il sound accattivante in cui si rimane favorevolmente colpiti da un Lanzetti sopra le righe e da Roversi intarsiatore di suoni di Great love does burn fast e l’approccio con il jazz finemente acustico di The late hour. Arriva poi il colpo di coda finale nella bellissima Blue boy under an ethnic sky, guidata dal tocco sapiente di Roversi e da quello puntuale di Cavalli Cocchi, su cui si libra una prestazione da brivido di Lanzetti che si conferma uno dei migliori interpreti italiani non solo del passato ma anche del presente! La valutazione finale di un prodotto come questo non può quindi che essere positiva. Il disco pone al centro la qualità della scrittura piuttosto che schemi già visti e sentiti del progressive e aggiungerei che l’assenza della chitarra elettrica, per quanto atipica, ha giovato indubbiamente al lavoro, equilibrato e ben dosato tra parti prog e quelle più vicino alla forma canzone. Ci sono momenti dove l’intensità dell’album diminuisce ma il merito del gruppo è quello di muoversi tenendo d’occhio il passato glorioso del genere ma senza fossilizzarsi troppo. Viste le premesse ora non ci resta che attendere e capire quali ulteriori sviluppi può avere un progetto di questo tipo… (Luigi Cattaneo)

JPG Card (Video)



  

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