Eccomi, seduto sui miei anni, aggrappato ai ricordi, in questa casa silenziosa, nudo e trasparente. Eccomi, affondo in silenzio, sulla dissolvenza del ricordo, nel cielo di piombo di questa città. Li attraverso uno ad uno senza mai incontrarli, solitudini disperse come la mia. Li attraverso senza mai toccarli, uomini soli, perduti, morti o forse mai nati. Eccomi, vorrei alzarmi domani, guardare oltre questa finestra sporca, oltre questa nebbia infinita e sentirmi un tutt’uno con il tempo, scivolare su di esso, cavalcarlo disperatamente, vivere nell’attimo che precede il mattino. Sì, vivere.
Basterebbero le liriche iniziali narrate da Ksenja Laginja per descrivere al meglio lo stato umorale e il cuore di questo esordio da solista per Maurizio Di Tollo, meglio conosciuto come batterista di band come La Maschera di Cera, Hostsonaten, Rohmer, Finisterre (giusto per citarne qualcuna). Facile pensare ad un disco progressivo a tutto tondo, soprattutto dopo aver sentito la voce di Alessandro Corvaglia (a quando un suo disco solista?) in Tannhauser . E invece questo rimane un episodio quasi isolato in mezzo a brani dalla forte vena intimistica e autunnale. Di Tollo si mette realmente a nudo facendosi aiutare da amici fidati conosciuti in anni di permanenza nel circuito prog nazionale. E allora in Pioggia sulla memoria appare anche Fabio Zuffanti, mentre nelle successive La curva dei pitosfori, Io sono quel cespuglio e Casomai Di Tollo ci consegna delle pagine bellissime e ricche di struggente sentimento, come un consumato cantautore. C’è un ritorno al prog con La poesia della carne in cui viene ripreso il tema principale esposto in Tannhauser salvo poi tornare ad un elegante cantautorato dalle tinte ora più psichedeliche ora più progressive delle ultime Milioni di occhi al cielo e I topi saranno i vincitori che ci mostrano un Di Tollo autore ispirato e incredibilmente maturo e consapevole, capace di proporre lati della sua personalità musicale sinora nascosti. Inoltre i testi paiono avere un importanza notevole nel comprendere appieno lo sviluppo narrativo dell’album e risultano spesso toccanti e sentiti. Il già ampio orizzonte musicale genovese degli ultimi anni si allarga ulteriormente e mostra nuovi e apprezzabili sviluppi. (Luigi Cattaneo)
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