mercoledì 6 marzo 2013

CLAUDIO ROCCHI, Essenza (1973)

Essenza è il quarto album di Claudio Rocchi, pubblicato nel 1973 dopo un viaggio in India. Dopo i bagliori di Volo magico e il relativo La norma del cielo che lo avevano portato a conquistare una buona fetta di pubblico e la ribalta costante dei festival alternativi della penisola, Rocchi come solito fare non si sedette sugli allori di una scrittura certa che poteva replicare le fortune già acquisite ma preferì contaminare ulteriormente la sua musica. Certamente lo stacco con il passato non fu così incisivo poiché Essenza non ha cambi di rotta drastici con quanto già fatto ed è un lavoro rocchiano in toto ma presenta ulteriori influenze mistiche figlie del viaggio appena concluso inserite perfettamente nel sound tipico del milanese. Anche in questo caso Rocchi dimostra di avere a cuore il dettaglio. E difatti in studio si circondò di ottimi musicisti, tra cui Mino Di Martino dei Giganti alla chitarra, l’immancabile Eugenio Pezza al pianoforte e al Mellotron, Elio D’Anna degli Osanna al sax e al flauto, oltre che utilizzare parecchi strumenti atipici come il bongo, il sitar, la tabla, il vibrafono, le percussioni. C’è tanto di acustico tra le sette tracce di Essenza, con Rocchi vicino in parte a Franco Battiato e Peter Hammil ma capace di mantenere inalterate le sue peculiarità e di spingere ancora più in là il suo essere musicista in cammino, sempre alla ricerca di qualcosa. In questo caso la sua musica esplora con ancora maggiore attenzione ciò che ha raccolto dall’India, sensazioni e spiritualità che hanno sempre interessato la sua arte e che diventano ancora più marcate. Soprattutto gli intrecci strumentali profumano di India (Radici e semi) e convincono pienamente, più di quando appaiono sonorità elettroniche ancora da calibrare adeguatamente (Per sciogliere un fiocco) o esperimenti che potevano essere più incisivi come l’harmonium che accompagna la voce di una bambina nella title track. Ma si sa, la voglia di stupire era prerogativa di quegli anni… Meraviglioso invece l’intervento di D’Anna in Sono un uomo (ma sarà fondamentale in ogni suo apporto), impreziosito da un testo pieno di poetica ed umanità e la percussiva E’ per te, anche qui giocata su liriche cariche di significato. Un disco che funziona meglio di La norma del cielo, appassiona di più e mostra maggiore coraggio. Realmente si avverte l’esigenza di essere comunicativi ma senza tralasciare di cercare una via alternativa per farlo, spaziando tra folk psichedelico, progressive e musica indiana ma tenendo una visione uniforme del lavoro. Sta qui forse la chiave della buona riuscita del disco e le grandezza di tutta la carriera di Rocchi. (Luigi Cattaneo)

Sono un uomo (Video)


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