giovedì 2 febbraio 2017

CHAOS, Tecnica mista (2013)


Si erano perse le tracce dei veneti Chaos, la cui ultima pubblicazione prima di questo Tecnica mista risale addirittura al 2006. Il quarto disco dei trevisani di cui ci occupiamo oggi in realtà è del 2013 ma vale la pena porre attenzione su un lavoro particolare e che potrebbe suscitare la curiosità di quanti amano il lato più free del prog e del jazz. L’album difatti cattura un’istantanea, un momento, un esibizione live all’inaugurazione della fondazione Gianni Ambrogio, voluta dallo stesso pittore e con il gruppo impegnato a commentare le immagini delle opere montate per l’occasione e proiettate sullo schermo. Il risultato è una suite, Tecnica mista I-XI, di circa 45 minuti in cui i vari movimenti sono segnati da atmosfere elettroniche, etniche, jazz e ambient. Una musica concreta che in qualche sequenza mi ha ricordato l’esperienza alternativa dei Maad, dei Nadma o degli Aktuala, senza dimenticare la lezione della Third Ear Band e del trombettista americano Jon Hassell, oltre che citare, magari involontariamente, il jazz scandinavo targato ECM. Elementi che permettono di racchiudere dentro un unico contesto un lavoro così coraggioso, avanguardistico e con confini davvero labili. La registrazione dell’evento in presa diretta e senza sovraincisioni seguenti mettono in mostra un ensemble piuttosto ampio (Andrea Battiglion alla chitarra, Gabriele Bruzzolo alle percussioni e agli effetti, veramente di qualunque tipo, Paolo Lazazzara alle percussioni, al duduk e ai flauti, Andrea Oddone Martin al sax, Michele Palmieri alla chitarra e al basso, Joachim Thomas alle tastiere e Stefano Bruzzolo al live mixing e agli effetti), che sottolinea il fluire dei quadri con percussioni etniche, fraseggi tra fiati e tastiere, ritmiche inquiete, linguaggi tribali in cui la componente elettronica emerge in contemporanea con i suoni del jazz. Lo spirito è ovviamente free, caratteristica che rende l’album di non facile lettura, viste le tante direzioni intraprese lungo il tragitto e l’assenza di momenti particolarmente memorizzabili. Questo perché la suite va ascoltata per intero, lasciandosi sorprendere da temi ardui e complessi ma ricchi di estro. (Luigi Cattaneo)

Tecnica mista (dalla mostra Gianni Ambrogio)

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