Conosciuto soprattutto
dagli appassionati di chitarra, Egidio Maggio nel corso della sua carriera ha
collaborato con personaggi importanti della scena italiana e internazionale
(Gegè Telesforo, Mia Martini, Mariella Nava, Dionne Warwick), prima di arrivare
a firmare con Me il primo capitolo
della sua carriera solista. Musicista di grande talento, contornato da professionisti
altrettanto validi e che hanno dato forza e impeto alle dieci tracce
strumentali di questo debut che si contraddistingue per la capacità di toccare
più stili (jazz rock, fusion, qualche sfuriata quasi hard, alcuni passaggi
blues). L’album è suonato magnificamente e mi ha colpito la capacità di Maggio
di creare composizioni dove non emerge solo la sua chitarra, prediligendo un
approccio che favorisca un lavoro d’equipe, senza tralasciare gli ovvi
virtuosismi richiesti dal genere ma codificati per arrivare ad un risultato
musicale globale che sia comunicativo e non tralasci il pathos. Egidio sceglie
quindi un linguaggio che parte dalla fusion ma che non ripiega su essa, anzi,
si fa foriero di stimoli versatili, punteggiato di note prese in prestito da
altri generi e lo fa con classe e maestria. Il tarantino sceglie libertà di
esecuzione, colora la sua musica utilizzando tecnica e cuore, non pone limiti
all’estro eliminando calcoli e strategie. Sforna quindi un disco che non è
pensato solo per gli appassionati dello strumento (aspetto non secondario) ma
ideale per gli amanti delle escursioni strumentali tout court. Dopo l’intro
iniziale (Preludio), si parte alla
grande con And now we go to the dance,
ideale con la sua energia e forza per aprire il platter. La doppietta formata
da Chitachia e Chico rappresenta un viaggio nel mondo sonoro di Egidio (le lievi
percussioni, i tocchi tastieristici), mentre Your eyes per feeling e cura melodica è uno degli apici di Me. Più prorompenti My sexy guitars e Tour,
adattissime per il contesto live, così come Paranoid
(l’unica con una parte vocale) è un altro momento vitale e intenso. Chickoria sembra omaggiare sin dal
titolo il funambolico pianista statunitense (e d’altronde nel disco aleggia
qualcosa dei Return to Forever e dell’Elektric Band), prima della conclusiva
dolcezza di In the other life in a new
light, che chiude un esordio davvero di ottimo livello. (Luigi Cattaneo)
My sexy guitars (Live)
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