A nome
Explorer uscì nel 1993 questo disco che in realtà celava un nuovo progetto da
parte di Gianluigi Cavaliere, già mente dei mai troppo conosciuti Eneide,
gruppo attivo nella prima metà degli anni ’70 a Padova e dintorni. Dopo quella
breve avventura Cavaliere ha per anni fatto il fonico e si era costruito un
proprio studio di registrazione in un casolare dove potrebbero essere nati i
brani di questo Sunrise. Le
composizioni qui presenti sono state scritte, arrangiate e prodotte dal duo
Gianluigi Cavaliere - Andrea Conenna, con il primo a districarsi tra tastiere,
chitarra midi e bandoneon elettronico e il secondo ad occuparsi della chitarra
elettrica e midi. Che non si tratta di un disco di rock progressivo lo si
capisce già dall’iniziale Barna, che
avvolge l’ascoltatore per tutta la sua durata grazie al suono delle tastiere e
del bandoneon con cui Cavaliere crea melodie semplici ma ricche di pathos che
vengono sostenute dal tocco leggero della chitarra di Conenna. La successiva Sombra de luna è un brano lineare e
piuttosto monotono, Cavaliere sforna una melodia gradevole ma senza mordente a
cui fa eco la chitarra di Conenna che risulta decisamente più interessante ma
martoriata dall’accompagnamento fastidioso di una batteria elettronica. Rain è sporcata da un suono figlio
diretto degli anni ’80 (vedi effetti creati dalle tastiere elettroniche) su cui
Conenna esegue un lungo solo che, però, non brilla particolarmente per
originalità. In Femmes i due creano
una sorta di dialogo tra la chitarra e la tastiera: al solo delicato di Conenna
risponde la suggestiva melodia del bandoneon di Cavaliere e se non fosse per
quel suono di batteria sempre così freddo e calcolato il brano sarebbe davvero
ottimo. Chiude un ipotetico lato A Paris
Blue minor, che però non aggiunge molto a quanto proposto finora dal duo,
sempre molto attento a sviluppare melodie piacevoli e di facile ascolto ma
anche poco coinvolgenti, soprattutto se, come in questo caso, si decide di
utilizzare pochissimo le doti sin qui convincenti di Conenna. Il lato B si apre
con Rosa Fantasea ma la musica, è
proprio il caso di dirlo, non cambia. Cavaliere con le sue tastiere domina
lungo tutto il brano creando però linee melodiche piatte e senza spunti degni
di nota. Si tenta anche la carta del ritornello suonato ma il risultato è
scialbo. Leggermente meglio Softly as in
a morning star scritta da S. Romberg e O. Hammerstein (si tratta di un
pezzo suonato anche da nomi noti del jazz come Sonny Clark o Eric Dolphy),
anche se la traccia pur se ben suonata risulta priva di fantasia e risente
ancora di certi suoni tipici degli anni ’80, che affossano un intero disco già
non trascendentale di suo. Colpo d’ali con Tank
you Astor che convince con il suo sapore malinconico e le orchestrazioni
gestite in maniera accurata e mai invadente, anche se purtroppo Conenna viene
ancora utilizzato pochissimo e solo per sottolineare ulteriormente la
drammaticità del pezzo. Peccato perché si ha l’impressione che almeno certe
composizioni con un pizzico di coraggio in più e un attenzione maggiore alla
costruzione finale e all’arrangiamento potevano risultare decisamente
interessanti. Nulla aggiunge la breve Pinù,
mentre l’ultimo brano, Navi, è la
composizione più legata alla New Age di facile consumo, con tanto di onde e
gabbiani in sottofondo! Appare evidente ascoltando con attenzione l’album che
non si discutono le capacità tecniche dei due musicisti (pur non trovandoci di fronte
a nulla di incredibile) quanto più quelle compositive. La sensazione è di una
musica da sottofondo tanta è la sua semplicità e questo non può che suscitare
rammarico in me viste le aspettative che riponevo in questo progetto “nascosto”
di Cavaliere che, pur non avendo mai scritto pagine memorabili si era distinto
con gli Eneide in un album perlomeno interessante, quel Uomini umili popoli liberi
del 1972 in linea con quanto avveniva in
Italia e oggi disco potenzialmente da riscoprire. (Luigi Cattaneo)
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