giovedì 6 giugno 2013

EXPLORER, Sunrise (1993)


A nome Explorer uscì nel 1993 questo disco che in realtà celava un nuovo progetto da parte di Gianluigi Cavaliere, già mente dei mai troppo conosciuti Eneide, gruppo attivo nella prima metà degli anni ’70 a Padova e dintorni. Dopo quella breve avventura Cavaliere ha per anni fatto il fonico e si era costruito un proprio studio di registrazione in un casolare dove potrebbero essere nati i brani di questo Sunrise. Le composizioni qui presenti sono state scritte, arrangiate e prodotte dal duo Gianluigi Cavaliere - Andrea Conenna, con il primo a districarsi tra tastiere, chitarra midi e bandoneon elettronico e il secondo ad occuparsi della chitarra elettrica e midi. Che non si tratta di un disco di rock progressivo lo si capisce già dall’iniziale Barna, che avvolge l’ascoltatore per tutta la sua durata grazie al suono delle tastiere e del bandoneon con cui Cavaliere crea melodie semplici ma ricche di pathos che vengono sostenute dal tocco leggero della chitarra di Conenna. La successiva Sombra de luna è un brano lineare e piuttosto monotono, Cavaliere sforna una melodia gradevole ma senza mordente a cui fa eco la chitarra di Conenna che risulta decisamente più interessante ma martoriata dall’accompagnamento fastidioso di una batteria elettronica. Rain è sporcata da un suono figlio diretto degli anni ’80 (vedi effetti creati dalle tastiere elettroniche) su cui Conenna esegue un lungo solo che, però, non brilla particolarmente per originalità. In Femmes i due creano una sorta di dialogo tra la chitarra e la tastiera: al solo delicato di Conenna risponde la suggestiva melodia del bandoneon di Cavaliere e se non fosse per quel suono di batteria sempre così freddo e calcolato il brano sarebbe davvero ottimo. Chiude un ipotetico lato A Paris Blue minor, che però non aggiunge molto a quanto proposto finora dal duo, sempre molto attento a sviluppare melodie piacevoli e di facile ascolto ma anche poco coinvolgenti, soprattutto se, come in questo caso, si decide di utilizzare pochissimo le doti sin qui convincenti di Conenna. Il lato B si apre con Rosa Fantasea ma la musica, è proprio il caso di dirlo, non cambia. Cavaliere con le sue tastiere domina lungo tutto il brano creando però linee melodiche piatte e senza spunti degni di nota. Si tenta anche la carta del ritornello suonato ma il risultato è scialbo. Leggermente meglio Softly as in a morning star scritta da S. Romberg e O. Hammerstein (si tratta di un pezzo suonato anche da nomi noti del jazz come Sonny Clark o Eric Dolphy), anche se la traccia pur se ben suonata risulta priva di fantasia e risente ancora di certi suoni tipici degli anni ’80, che affossano un intero disco già non trascendentale di suo. Colpo d’ali con Tank you Astor che convince con il suo sapore malinconico e le orchestrazioni gestite in maniera accurata e mai invadente, anche se purtroppo Conenna viene ancora utilizzato pochissimo e solo per sottolineare ulteriormente la drammaticità del pezzo. Peccato perché si ha l’impressione che almeno certe composizioni con un pizzico di coraggio in più e un attenzione maggiore alla costruzione finale e all’arrangiamento potevano risultare decisamente interessanti. Nulla aggiunge la breve Pinù, mentre l’ultimo brano, Navi, è la composizione più legata alla New Age di facile consumo, con tanto di onde e gabbiani in sottofondo! Appare evidente ascoltando con attenzione l’album che non si discutono le capacità tecniche dei due musicisti (pur non trovandoci di fronte a nulla di incredibile) quanto più quelle compositive. La sensazione è di una musica da sottofondo tanta è la sua semplicità e questo non può che suscitare rammarico in me viste le aspettative che riponevo in questo progetto “nascosto” di Cavaliere che, pur non avendo mai scritto pagine memorabili si era distinto con gli Eneide in un album perlomeno interessante, quel Uomini umili popoli liberi  del 1972 in linea con quanto avveniva in Italia e oggi disco potenzialmente da riscoprire. (Luigi Cattaneo)

 
 

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