Una nuova band dalla
chiara impronta vintage si affaccia sul florido panorama prog italiano che
negli ultimi anni ha riservato non poche sorprese agli appassionati. Pregi e
difetti, spesso comuni a produzioni che non prevedono novità stilistiche e che
seguono un percorso già definito da oltre quarant’anni, li ritroviamo anche nel
debut dei ferraresi Marchesi Scamorza. La
sposa del tempo è il classico album che divide. Chi ancora sogna in maniera
esclusiva sulle melodie dei mostri sacri del passato troverà il disco una degna
prosecuzione di un certo tipo di suono, mentre chi si aspetta dal progressive sempre
una piccola evoluzione nelle forme e nei contenuti rimarrà parecchio deluso.
Quindi la scia su cui si muovono i ragazzi è quella luminosa del progressive
rock nostrano, quello della Premiata Forneria Marconi, del Biglietto per
l’inferno e degli Alphataurus. Queste sono le coordinate di momenti
significativi come la magistrale Autunno,
Lo schiavo di Babilonia o Nelle notti più lontane, brani che
mostrano una buona compattezza di fondo, spunti chitarristici ad opera di
Lorenzo Romani sempre di buon livello e cura per l’aspetto melodico. Certo
qualcosa va aggiustato. A volte i Marchesi si lasciano irretire un po’ troppo
dalla voglia di costruire frangenti articolati che però perdono in freschezza e
forse andrebbero snelliti lievemente. Così come le parti vocali non sono
eccelse e sovente hanno poco mordente. Difetti indubbiamente sanabili in poco
tempo e che possono permettere alla band di fare un passo avanti nella loro già
gradevole proposta. Le qualità non mancano, le idee messe in piedi sono
parecchie e vanno probabilmente solo messe maggiormente a fuoco. (Luigi
Cattaneo)
Autunno (Video)
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