venerdì 20 giugno 2014

R-EVOLUTION BAND, The Dark Side of The Wall (2013)


The Dark Side of the Wall non è un’emulazione, nè tantomeno una cover dell’originale, ma distrugge e ricostruisce integralmente il capolavoro di Roger Waters, The Wall. Le note introduttive di Vittorio Sabelli (clarinetto, sax e voce) danno perfettamente l’idea che si cela dietro all’operato della R-Evolution Band. Sabelli, insieme a Marcello Malatesta (tastiere), Graziano Brufani (basso, contrabbasso), Gabriele Tardiolo (chitarra, bouzouki, lap steel) e Oreste Sbarra (batteria), ha cercato di creare un nuovo concept partendo da quello originario. Scelta indubbiamente non facile, rischiosa ma alla luce dei fatti vincente. Certo ci vuole capacità di andare oltre l’ascolto di The Wall, quasi dimenticarlo per inoltrarsi nei suoni congegnati dal gruppo. Pochi i momenti dove ci sono veri riferimenti al disco originale, perché la revisione è stata quasi totale e va a toccare generi lontani tra loro, poco conciliabili come la world music, il metal (con tanto di parti in growl), il dub, il reggae, il jazz, anche free e il progressive. Una benevola contaminazione che attraversa il percorso, una sfida nichilista che vuole distruggere per ricostruire, con coraggio e tanta fantasia. Chiaro che qualcuno non apprezzerà. Ma chi ha la volontà e la giusta apertura mentale di avvicinarsi a cotanta genialità non potrà che ammirare le doti di tutti i musicisti presenti (anche i tanti interventi esterni, sempre ad hoc) e la capacità di rendere l’opera affascinante e unica. Sì perché il crossover tra generi ha modificato talmente profondamente il disco del 1979 che spesso non si può comprendere quale sia l’effettivo punto di partenza, quasi come se l’excursus fosse del tutto nuovo. E difatti anche alcuni titoli vengono modificati (e qui i fan dei Floyd potrebbero sobbalzare dalla sedia).
Tra i passaggi più delicati non possiamo non citare le tre parti di Another Brick in the Wall, con la prima che vede la forte presenza di spunti ethno jazz, la seconda carica di vibrazioni hard, quasi trash metal (con Angel C. Malak alla voce), a cui fa da contraltare uno splendido solo di Sabelli in chiave jazz e la terza che invece ha funzione di collante tra Cold as a Waltz, un delicato jazz con la voce in growl (!) di Gianluca Peluso ed Hey You, rivista in chiave elettronica. Splendido lo slow bluesy di Mother (con una bravissima Ilaria Bucci alla voce), il sapore etnico ed elettronico di Goodbye Blue Sky, lo spettrale Requiem: Funeral fo Queen Mary II (Don’t Leave Me Now), in cui compare anche Sonia Bellini come voce recitante. Nobody ha un mood da colonna sonora che non guasta ai fini del racconto, Another Rock in the Wall è un breve passaggio in odore di prog, mentre The Trial ha uno stralunato finale tra il metal e il noise.
Senza citare inutilmente altri brani, The Dark Side of the Wall va ascoltato per intero, senza pregiudizi, solo lasciandosi trasportare liberi dal fluire delle note e delle emozioni. Per farsi sorprendere e ammaliare. (Luigi Cattaneo)

Another Brick In The Wall Pt. 2 (Video)

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