sabato 7 giugno 2014

RHUN, Ih (2013)


Quando ci si trova dinnanzi a proposte difficili, tortuose, estreme, spesso si sta parlando di un’uscita AltrOck. L’etichetta milanese è sempre in prima linea quando c’è da dar spazio a gruppi che fan del coraggio una prerogativa imprescindibile. Ecco allora arrivare i Rhun con il debut Ih, ensemble parecchio vicino alle strutture e ai suoni dei Magma. L’album è diviso in due parti, la prima concepita nel 2012, la seconda nel 2008, diverse tra loro ma entrambe parecchio complesse e ricche di fascino. Oltre ai Magma, impossibili da non citare per ruolo e storia, i Rhun si avvicinano alle scelte dei nostrani Universal Totem Orchestra, agli Univers Zero, al Rock In Opposition e allo Zeuhl più puro. Le trame che sviluppano sono spesso oscure, distorte, con un cantato volutamente ipnotico e sezioni di cori e recitativi che rendono l’impatto ancor più straniante, merito anche di liriche espresse tramite il kobaiano (lingua inventata da Christian Vander, batterista dei Magma). Nella prima parte troviamo un quartetto dissonante che accompagna il gruppo formato da flauto, oboe, clarinetto e corno e il caos controllato dei francesi si sviluppa lungo brani memorabili e inquieti come le lunghe Toz e Dunb. La prima è un viaggio frenetico che vede duellare la chitarra di Thybo e il sax di Sam, con inserti flautistici che smorzano la tensione ma si scontrano con un lavoro ritmico (Captain Flapattak alla batteria, Damoon al basso) davvero forsennato. La seconda ha lo stesso mood, rimane la forza devastante e l’aurea tetra ma vive anche di momenti più meditativi, che non rompono comunque l’aspetto visionario della band. C’è anche un breve intermezzo oboe, flauto e clarinetto, Intermud, posto accuratamente tra i due lunghi brani. La seconda parte è formata da un demo che mostra un’attitudine che rimane personale anche se differente da quanto ascoltato sinora. Bumlo ha un impianto che unisce Magma e King Crimson e tocca pregevoli sponde jazz, con un sax che si impenna, urla, strepita. Il sax è ben presente anche in Mluez, altra traccia jazz in cui si denota un ottimo lavoro ritmico (al basso c’è però Sir Alron), mentre la conclusiva title track ha connotati più psichedelici e space, un trip sonoro da rituale nero, un sabba spiritato e brumoso. I fan dello Zeuhl sono avvisati, Ih è un affascinante viaggio da avere e ascoltare con cura e dedizione. (Luigi Cattaneo)

Toz (Video)

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