Attivi dal 2010, gli
Aghast Afterglow arrivano a Imaging consapevoli
del percorso sin qui svolto, una strada che li ha portati ad incorporare varie
influenze e a far emergere un range espressivo dove prevale il metal sinfonico,
reso qui maggiormente teatrale da un’evidente mood gotico, da aspetti melodici
molto sviluppati e da un feeling epico che imperversa nelle trame del disco. Il
progetto di Denny Di Motta (chitarra) e della brava Lisa Lee (voce) si avvale della collaborazione di Carmelo Tommasino al basso e di Giovanni Rizzo alla batteria e pare
indirizzato soprattutto per i fan di Epica e Nightwish, pur non mancando anche
qualche riferimento al progressive (con Mark Basile dei Dgm in Angels can’t love). Buone doti di
scrittura e di sintesi tra generi caratterizzano la musica dei salernitani già
da You’re killing me from inside,
emozionale attacco di gothic sinfonico che appare traccia ideale per aprire
l’album. Dopo la già citata e ottima Angels
can’t love arriva la gradevole Gaze
my sins e la dark song Stolen dreams (che mi ha ricordato qualcosa dei L'ame Immortelle).
L’intermezzo VIII.X anticipa l’interessante
When winter will come back, a cui
fanno seguito i sinfonismi affascinanti di There’s
no time e Stream of awareness.
L’unico brano cantato in italiano è la sentita Muto inconscio, che anticipa la conclusiva versione di Hot stuff di Donna Summer, segno che la band davvero ha un
background che tocca vari lidi, un aspetto che può riservare qualche ulteriore
sorpresa in futuro. (Luigi Cattaneo)
Stolen Dreams (Video)
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