sabato 9 marzo 2024

LAB X, Ikigai (2023)

 


Esordio per i Lab X, quartetto formato da Enrico Lorenzini (tastiere, già nel progetto Art, due ottimi dischi qui recensiti), Giacomo Calabria (batteria, anche con i Qvintessence, di cui parlammo ai tempi dell’uscita del loro omonimo), Alberto Bergonzoni (chitarra) e Luca Nicolasi (basso, anche lui membro dei Qvintessence), che con questo Ikigai sfornano un lavoro in bilico tra progressive rock, heavy e fusion, divinamente suonato ma soprattutto carico di idee. Ciò infatti che fa la differenza in album di questo tipo è quanto si riesca ad essere coinvolgenti (rimanendo in Italia penso a Red Zen, Acqua Libera o Gran Torino), perché il rischio di autocelebrazione della propria dote tecnica è sempre dietro l’angolo. Non avviene questo in Ikigai, che ho percepito da subito suggestivo e immaginifico, sin dall’iniziale The Ronin’s memories, che ha il merito di guidarci nella fase iniziale dell’album, che si sviluppa lungo brani come Duty against feelings, tra jazz rock e metal, JY Line, sontuosa composizione jazz rock, la splendida The Monk, con il suo crescendo appassionante, e Streets of Shibuya, che conclude questo omaggio al Giappone nella maniera più adeguata, mantenendo sì una certa robustezza di base, ma arricchendola di sensazioni più cupe. Un debutto splendido, soprattutto per chi ama certe sonorità (si possono citare Rush, Dream Theater, Planet X), compatto, complesso, ma sempre attento all’aspetto compositivo, anche quando si spinge sul versante virtuoso la proposta risulta comunicativa e ricca di pathos, aspetto tutt’altro che scontato quando si ascoltano album di questo tipo. (Luigi Cattaneo)

The Ronin's memories (Video)



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