Curioso concept
strumentale ispirato alle opere del pittore veneziano Emilio Vedova quello
proposto dai Seddok, progetto molto particolare messo in piedi da A.T. La Morte
(basso), Marco Nepi (chitarra) e Enzo P. Zeder (synth, batteria), autori di un
debutto eclettico e dagli oscuri contorni. L’inquietudine che emerge dal già
significativo packaging della versione CD prende forma sin dalle prime note,
sinistri rumori che ci immergono in un mondo fatto di doom, porzioni heavy,
scariche elettroniche e frangenti rituali, un episodio dal sapore introduttivo che
costituisce la mappa concettuale dell’album, che prosegue nella seconda lunga
traccia un percorso fatto di suggestioni ombrose, progressive e Zeuhl. Il terzo
atto parte carico di groove, una micidiale soundtrack dove si concentrano
capacità creative e doti tecniche, un magma libero di fluire tra sospiri grevi
e folate schizoidi. Il quarto movimento conferma l’impressione emersa già dalla
scelta del monicker, che credo voglia omaggiare un lontano horror di Anton
Giulio Majano, ossia innescare un ponte tra le atmosfere che riuscivano a
creare compositori come Frizzi, Ferrio, Rizzati, Tommasi o Montanari, e il prog
settantiano, senza dimenticare le esperienze pregresse di Zeder con Kotiomkin,
Hogzilla e Salmagundi, band sempre sul confine tra stoner e psichedelia. La bonus
track è una piccola perla, ossia la reinterpretazione di Nascita di una
dittatura di Gianni Marchetti, sigla dell’omonima trasmissione del 1972
condotta da Sergio Zavoli, una versione marziale e soffocante, epitaffio di un
lavoro tenebroso, cupo e affascinante. (Luigi Cattaneo)
0104 (Video)
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