Super-Sargasso Sea è
l’album d’esordio di Leo Carnicella, tastierista e cantante italo-venezuelano
che ha riversato nel suo debutto la grande passione per il progressive rock dei
’70, insieme al monumentale Tony Franklin al basso e all’ottimo Jan-Vincent
Velazco (Pendragon, Gus G) alla batteria, più una serie di ospiti di prestigio (completa il quadro il packaging ben curato).
Sin dall’iniziale The place where lost things go difatti Carnicella si
avvale della collaborazione di special guest di valore, nel caso specifico
abbiamo Thomas Krampl alla chitarra e Alexis Peńa alla voce, che ben si
amalgamano alle melodie create dalla penna di Leo, che sviluppa trame sì
codificate ma sempre di un certo fascino. Un pregevole avvio bissato dall’altrettanto
godibile ed espressiva Conundrum, in cui troviamo la chitarra di Beledo,
bravissimo interprete dello strumento (da queste pagine abbiamo analizzato i
suoi Dreamland mechanism e Seriously deep), colora il brano di
psichedelia floydiana attraverso l’avvincente interplay con le tastiere di
Carnicella e una sezione ritmica brillante. Non particolarmente esaltante la ballata
Tell your mom I’m not coming home, salvata in calcio d’angolo dal lavoro
proprio di Beledo, presente anche nella discreta Balance, mentre la
suite The place where lost minds go è l’apice creativo dell’album, anche
per la partecipazione di Martine Barre, chitarrista dei Jethro Tull, che si
cala perfettamente nel contesto epico della traccia, sinuosa negli
arrangiamenti alla Camel, sinfonica, immaginifica e jazzata come da tradizione
del genere, costruita con perizia e una certa tensione. Chiude una ghost track
ambient eccessivamente lunga che non aggiunge nulla ad un’opera che mostra
sicuramente le doti di Carnicella, anche quelle ancora inespresse, perché oltre
a momenti davvero ben fatti ce ne sono altri non particolarmente coinvolgenti, un
peccato veniale che non intacca un primo passo molto gradevole. (Luigi Cattaneo)
Nessun commento:
Posta un commento