È sempre un piacere
ritrovarsi tra le mani un lavoro di John Irvine, prolifico autore giunto al suo
ottavo album in studio con Here come the robots!, trilogia finale del racconto
denominato End of days (Scanning the dark world e The starships
are gathering sono le due parti antecedenti). Insieme al musicista di Edimburgo
(diviso tra chitarra, tastiere e basso) c’è ancora Andrew Scott (batteria), una
continuità artistica che conferma l’amore per il jazz rock e il progressive del
duo, qui forse più orchestrale rispetto al recente passato. Chi conosce la
scrittura di Irvine sa cosa aspettarsi, e questa ultima pubblicazione prosegue
su una scia ormai consolidata, tra eleganti fraseggi di chitarra e atmosfere
sottolineate da tastiere incisive e atmosferiche, aspetti su cui si muove
solido il drumming di Scott, già all’opera con Paul Gilbert, I Built the Sky e
King King, elementi che risaltano soprattutto nelle tre sezioni di The end
of days suite, conclusione di un capitolo fondamentale dell’arte di John,
chiamato ora a dare nuovi impulsi alla sua musica. (Luigi Cattaneo)
A dream of utopia (Video)
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