Dopo tanti anni dalla
prima formazione (era il lontano 1995) finalmente arrivano alla pubblicazione
ufficiale i lodigiani Sintonia Distorta, band che i più attenti tra i progster
conosceranno sicuramente. Frammenti
d’incanto (uscito sotto tutela Lizard) è il frutto di anni di passione, tra
prove e concerti, aspetti importanti che hanno condensato un lavoro fatto di
hard, heavy prog e una matrice classic rock che amalgama il tutto. L’insieme è
ampiamente melodico, racchiude segmenti epici che richiamano Queen e Europe ma
anche band nostrane come gli VIII Strada, i Roccaforte e in parte il Consorzio
Acqua Potabile di Robin delle stelle.
L’album è molto lungo e non sempre scorrevole ma il risultato generale è estremamente
piacevole, con alcuni pezzi davvero ben costruiti e pregni di un feeling frutto
di 20 anni di scorribande e sudore. Cura del songwriting, buone parti di
chitarra di Simone Prestini, ritmiche corpose del duo Fabio Tavazzi (basso) e
Matteo Sabbioni (batteria), tappeti tastieristici calibrati dal bravo Giampiero
Manenti e una voce che sa essere aggressiva e suadente, quella di Simone
Pesatori, sono il marchio di fabbrica di un ensemble che gusta questa opera
prima e dà sfogo alle tante idee costruite nel tempo. La band sforna
composizioni quasi mainstream (è il caso del potenziale singolo Menta e fragole) che alterna a pezzi più
propriamente prog (le validissime Anthemyiees
e Il vento dei pensieri) che ho
trovato più interessanti e meglio a fuoco. Buono l’impatto hard prog di brani
trascinanti come Il canto della fenice e
Il suono dei falsi dei, così come non
dispiacciono affatto le semplici melodie (ma non per questo scontate) di No need a show e I ponti di Budapest. In definitiva un esordio positivo che premia
la dedizione di questi ragazzi nel non mollare e nel credere anche nelle
avversità di poter coronare il sogno del meritato primo full lenght. (Luigi
Cattaneo)
Frammenti d'incanto Medley (Video)
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