Primo lavoro solista per
l’ex chitarrista dei Bridgend Andrea Zacchia, qui in trio jazz con Angelo Cultreri
all’Hammond e Maurizio De Angelis alla batteria. Curioso il titolo del disco, HBPM,
acronimo di High Beat Per Minute ma anche tributo all’Hard Bop e a Pat Martino,
influenze che emergono nette lungo l’ascolto dell’album, assolutamente gradevole
in tutta la sua durata. Non ci sono tracce della band di cui ha fatto parte per
diversi anni Zacchia, quindi nessuna trama post rock o progressiva tra le
pagine di HBPM, una scelta netta spiegata con cura da Andrea stesso. L’idea
dell’album nasce nel 2023, dopo un anno di intensa attività live del mio
Hammond Trio, un progetto dedicato principalmente a Montgomery in occasione del
centenario della sua nascita. Con Cultreri e De Angelis abbiamo trascorso molto
tempo insieme cercando un sound che fosse energico come quello degli organ trio
di Montgomery e Martino e i quattro brani inediti del disco sono frutto di quel
lavoro di ricerca. Oltre agli inediti contiene quattro brani standard, che
rappresentano altrettanti importanti momenti musicali della mia vita che volevo
fissare in questo disco come una fotografia. Si sviluppano così omaggi come
The days of wine and roses di Henry Mancini e How insensitive di
Jobim, ma anche composizioni originali come The ambush, che si muove
agile tra swing e bossanova e Giordano’s Blues, classica ma coinvolgente.
Send in the clowns di Stephen Sondheim, tratta dal musical A little
night music, qui arrangiata per chitarra, è la piacevole chiusura di un esordio
ricco di suggestioni. (Luigi Cattaneo)
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