L’inesauribile Fabio Zuffanti insieme ad altri 2 membri della prog band La Maschera di cera, Agostino Macor e Maurizio Di Tollo, si cimenta e ci delizia con un nuovo progetto a nome L’ombra della sera in cui vengono riproposti alcuni brani che erano presenti nelle colonne sonore di celebri sceneggiati degli anni ’70. Non mere cover ma rifacimenti in chiave progressive di temi composti da grandi maestri come Claudio Simonetti, Berto Pisano o Riz Ortolani. Il risultato è un disco dall’inquietante fascino, che ha la capacità di estrapolare l’anima di certe composizioni e di ripensarle in maniera originale e personale. Salta subito all’orecchio la grande attenzione da parte dei musicisti di rendere omaggio a certi capolavori dandone una loro efficace versione attraverso però il sapiente utilizzo di strumenti vintage ed originali come Mellotron, Minimoog, Fender Rhodes e organo Hammond suonati con la consueta maestria da Macor. Le cinque tracce qui presenti sono intrise dello spirito progressive dei ’70 e il riferimento principale paiono essere i Van Der Graaf Generator nelle loro pagine più oscure. Ma non basta questo per spiegare la grande riuscita del disco. A questo bisogna aggiungere un’ascendenza jazz che si palesa in diversi momenti del disco, come accade in La traccia verde, dove partecipa Andrea Monetti al flauto. Senza fare paragoni inutili L’ombra della sera va a toccare anche risvolti fusion e avanguardistici vicini alla pietra miliare In a silent way di Miles Davis, soprattutto nelle trame fitte della splendida e lunghissima Ho incontrato un ombra. Che dire poi del tocco in più dato da ospiti di lusso come Alessandro Corvaglia alla voce, il già citato Andrea Monetti al flauto, Paolo Furio Marrasso al contrabbasso, Enrico Guoa alla tromba e Gianni Allevi al sax? Corvaglia in special modo commuove nell’intensa Il segno del comando (cento campane) di Romeo Grano, unico brano cantato del disco, mentre Allevi stupisce per la qualità di ogni suo intervento, davvero mirabile e sempre preciso. Di grande qualità anche il dark progressivo di Gamma, originariamente composta da Claudio Simonetti e il jazz di Ritratto di donna velata che appare come il brano più legato a quello originale di Riz Ortolani ma non perde intensità e convince da subito. Il disco si mantiene su livelli altissimi per tutta la sua durata combinando il tipico sound vintage prog che spesso ha contraddistinto La Maschera di cera con il jazz, anche per un uso molto raffinato che viene fatto dei fiati, una risorsa utilizzata davvero in maniera eccellente. È evidente il rispetto verso certi autori altisonanti che vengono però filtrati con la forte personalità di chi sa dove vuole andare e cosa vuole ottenere. Il risultato è probabilmente uno dei migliori lavori pensati e proposti da Zuffanti in questi anni. Obbligatorio pensare ad un seguito, anche per l’enorme mole di sceneggiati e di colonne sonore che la televisione italiana ha prodotto durante gli anni ’60 e ’70. (Luigi Cattaneo)
GRANDE RECENSIONE BROS!!!
RispondiEliminaGRANDE ALBUM, ACQUISTATO A VERUNO L'ANNO SCORSO!