Torna il profilico Dewa
Budjana con l’ennesimo grande album targato Favored Nations/Moonjune Records e lo fa con un
doppio quintessenza della sua arte, dodici pezzi intrisi di virtuosismo (e non
potrebbe essere altrimenti quando hai una sezione ritmica formata da Tony
Levin, Gary Husband e Jack Dejohnette, musicisti che hanno prestato i loro
strumenti a personaggi del calibro di Peter Gabriel, King Crimson, Allan
Holdsworth, John Mclaughlin, Keith Jarret e Miles Davis, tutte influenze
presenti nel disco), musica tradizionale indonesiana, fusion e rock
progressivo. Zentuary non cambia le
coordinate dei lavori precedenti e finisce anzi per accentuare tutte le
caratteristiche che contraddistinguono le sue produzioni, con brani molto
strutturati (tra i 7 e i 10 minuti di durata) che faranno la felicità di quanti
amano la fusion più intricata. Questo come back ha bisogno di molta attenzione
per essere metabolizzato, in quanto lunghezza e stile non permettono un ascolto
distratto e inoltre a volte manca quella fluidità che maggiormente si ravvisava
in Surya Namaskar e Hasta Karma (da avere entrambi). Tutta
questa elaborazione è ovviamente una manna dal cielo per chi adora certe
strutture e qui c’è anche anima, un elemento che non manca mai nei dischi di
Budjana. Fraseggi articolati e cura per gli arrangiamenti sono una sua
costante, così come contornarsi di interpreti eccelsi che sintetizzano alla
perfezione le sue innumerevoli idee (a volte persino troppe quelle esposte) e
in quest’ottica vanno lette le partecipazioni di musicisti come Danny
Markovich, sassofonista dei Marbin presente in Solas PM e Ujung Galuh.
La prima ha dei delicati passaggi jazzati, che vedono Markovich creare momenti
molto interessanti, mentre la seconda punta maggiormente sul dinamismo e sul
groove, con qualche reminiscenza della Mahavishnu Orchestra e dei Return to
forever. Markovich non è però il solo sassofonista presente in Zentuary, perché in Manhattan temple troviamo Tim Garland (Chick Corea, Bill Bruford),
in un brano tipicamente rock fusion, molto sentito e caldo. In Suniakala c’è invece Guthrie Govan (The
Aristocrats, Steven Wilson), che si prodiga in un solo di chitarra che spezza
il climax generale della traccia. Al flauto indonesiano si muove Saat Syah,
dapprima in Rerengat langit, dove c’è
una certa componente world miscelata con la potenza del tocco di Budjana e una
carica ritmica non indifferente e poi in Dedariku,
brano dove il jazz incontra una componente folk curiosa su cui Dewa si prodiga
per lasciare il suo marchio. Zentuary è
l’ennesima conferma del percorso intrapreso dal chitarrista indonesiano e di quanta qualità ci sia anche in paesi mai troppo chiacchierati dal punto di vista musicale. (Luigi
Cattaneo)
Solas PM (Video)
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