Attivo nella scena new
wave marchigiana con Tzar’s Revox e 3B Unite, Paolo Bragaglia è un compositore
che ha spesso esplorato e ricercato universi sonori che ponessero la musica in
sintonia con l’immagine in movimento, costante della sua carriera nelle
soundtrack, nella danza, nel teatro, nelle gallerie d’arte. Autore di ben sette
dischi, ha collaborato con personaggi significativi come Mauro Pagani, Howie B,
Robert Lippok, ed è inoltre fondatore del Museo del synth marchigiano, dedicato
agli strumenti elettronici vintage realizzati nella sua regione d’origine. The
man from the lab, pubblicato sul finire del 2021 dalla Minus Habens Records
e realizzato insieme alla coppia di producer Ganzfeld Frequency Test, è un
concept elettronico, la colonna sonora di una serie televisiva mai prodotta, ambientata
nei ’70 in un laboratorio di biologia sperimentale nel quale un virus
sconosciuto arriva dal futuro per mano di un corriere misterioso. I fantasmi
dell’attuale situazione mondiale vengono evocati attraverso suoni che rimandano
a Cabaret Voltaire e John Foxx, ma anche ai nostrani e contemporanei Gabriele
Gasparotti e Raf Briganti, con un uso molto esteso di synth analogici, che
hanno il merito di ispessire la trama della storia e di catapultarci in un buco
temporale dagli inquietanti risvolti. Esempio lampante è l’iniziale atmosfera
di Monkey, prima di The mixture e dell’ipnotica title track,
episodi legatissimi alle soundtrack, mentre Black Swan è l’unico momento
cantato e tributa proprio il Foxx di Metamatic. Maggiormente incalzante
è Rabbit’s run, plumbea la successiva Bat, che lascia poi spazio
alla frenesia di Stirrers, un’alternanza che ci porta all’evocativa Dust,
sintesi della desolazione e dello smarrimento della narrazione del racconto. La
chiusura di Dawn of the mouse conferma la visione cupa di Bragaglia, che
conclude il disco evocando le prime luci dell’alba che riflettono sui macchinari
e sulle gabbie di un topo da laboratorio. (Luigi Cattaneo)
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