È sempre un piacere
ascoltare giovani musicisti suonare con passione e anima, spinti dalla voglia
di realizzare qualcosa di proprio dopo anni di studi e ascolti. È il caso del
quartetto di Davide Intini, interessantissimo sassofonista accompagnato nel
debutto Ego taming da Diego Albini (pianoforte), Enrico Palmieri
(contrabbasso) e Alfonso Donadio (batteria), un album d’esordio ispirato e già
piuttosto maturo. Brani originali classici (ad eccezione della valida In
your own sweet way, omaggio al genio di Dave Brubeck), ben scritti e
ottimamente eseguiti, ricchi di intuizioni e frutto del background di Intini,
che è riuscito a creare un disco organico e coeso, complice anche il lavoro d’insieme
della band. Ego taming è la presentazione del mio percorso musicale,
spiega Davide, un viaggio iniziato quando da giovane mi innamorai del timbro
del sassofono, che ha portato a formarmi come artista e come persona grazie ad
esperienze uniche. Il desiderio, direi l’esigenza, di musica mi ha accompagnato
dall’Italia alla Spagna fino a New York, portandomi ad essere da appassionato
studente a consapevole professionista, facendo la compiuta scelta di dedicare
la mia vita alla musica jazz. Scorrono così brani cardine come la title
track, Picture in random colors o Safe space, splendidi esempi
dell’arte di Intini, che si muove sulla scia di emergenti sassofonisti italiani
come Daniele Nasi e i suoi BSDE 4TET. (Luigi Cattaneo)
Nessun commento:
Posta un commento