È sempre un piacere
ritrovare i Rainbow Bridge (Giuseppe Piazzolla voce e chitarre, Fabio Chiarazzo
al basso e Paolo Ormas alla batteria), band che seguiamo sin dal primo disco e
che è diventata una presenza fissa sul blog, oltre che una consolidata realtà
del nostrano underground. Un gruppo che probabilmente meriterebbe ben altra
considerazione, ma visti il periodo di magra culturale in cui viviamo, tra
talent e reality, forse è chiedere troppo. Il trio d’altronde non pare per
nulla condizionato da questi attuali tempi e sforna l’ennesimo lavoro di rock
blues possente e compatto, in cui la psichedelia elettrica trova uno sbocco
costante e lo stoner rimane perenne sullo sfondo di un paesaggio desertico e
inquieto. Estasi hendrixiana e spinte care al Vaughan dell’enorme Texas
flood contornano episodi da jam band, soprattutto nei solenni brani
strumentali di questo Drive (tra tutti Make peace e Coming out),
che si connota anche di episodi legati maggiormente alla forma canzone (I
saw my dad play air guitar) e di una suite (i 14 minuti di Tears never
here) pregna di blues psichedelico, vera chicca di un disco ambizioso e
creativo, riuscito dall’inizio alla fine e grande conferma per il power trio
pugliese. (Luigi Cattaneo)
Full album
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