lunedì 23 ottobre 2023

LOUD AND PROUD FEST, Live Report Legend Club (22/10/2023)

 

Era il lontano 1998 quando gli Elegy calcavano per l’ultima volta un palco italiano (il mitico Babylonia di Biella) e nessuno in quel periodo avrebbe mai pensato ad un lasso di tempo così lungo. Certo la band olandese non ha mai raggiunto i numeri di altre realtà di quegli anni, ma tutto faceva presagire ad una carriera ben più longeva e ricca, vista la qualità complessiva delle sue uscite. Un buco temporale risolto dal Loud and Proud Fest, che sul palco del Legend Club ha ospitato anche Beriedir, Dark Ages e Noveria, un trittico di band nostrane che ha richiamato un discreto numero di appassionati alla corte del locale milanese. A scaldare l’ambiente ci pensano i Beriedir, freschi di pubblicazione di Aqva, disco intriso di power prog melodico a cavallo tra Vision Divine, Derdian e Skylark, qui presentato con voglia e spirito.

Buona la preparazione tecnica del quintetto, godibili i brani, seppure il suono risulti purtroppo un po' impastato, inficiando in parte la prestazione dei bergamaschi, che comunque hanno incuriosito e si sono fatti apprezzare dai presenti in sala. Colpiscono e non poco i Dark Ages, ormai maturi e davvero professionali, complice anche l’ottimo ultimo lavoro Between us (uscito per Andromeda Relix), un album di grande prog metal di cui presentano qui alcuni brani come Pristine eyes e la lunga There is no end, che suggella una prova davvero convincente sotto tutti i punti di vista. 



Si cambia di nuovo registro con i Noveria, che hanno da poco fatto uscire The gates of the underworld, suonato con tecnica e impatto scenico, il loro power prog fila liscio pur essendo tutt’altro che di facile presa viste le tante idee messe sul piatto. 




Dopo tanta grazia è la volta degli headliner Elegy, che in 75 minuti circa di show riportano tutti gli spettatori alle atmosfere degli anni ’90, un salto all’indietro sulle note di album come Labyrinth of dreams, State of mind e Manifestation of fear, suonati con rigore e immensa classe, su tutti quella del chitarrista Henk van de Laars, che ruba gli occhi e il cuore con i suoi soli. Ma è tutta la band a dimostrare di avere ancora qualcosa da dire, da Ian Perry, che una volta scaldata la voce si diverte nell’interpretare anche brani precedentemente cantati da Eduard Hovinga, all’eccellente sezione ritmica formata dal basso di Martin Helmantel e dalla batteria di Dirk Bruinenberg, senza dimenticare l’ottimo Gilbert Pot alla chitarra, preziosissimo nel definire l’attuale sound degli Elegy in sede live. 



Un plauso va quindi alla Truck Me Hard che ha organizzato l’evento e a tutte le band che hanno partecipato alla serata, che sono sicuro rimarrà ricordo indelebile per quanti hanno assistito al festival. (Luigi Cattaneo)

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