Il jazz italiano, spesso
foriero di sorprese e novità, rappresentato non solo dai decani della scena, ma
anche da produzioni meno conosciute ai più, è attivissimo serbatoio di talenti
dalla grande personalità. È il caso del trombonista Matteo Paggi e del suo Words,
un lavoro audace, nato dalla collaborazione con Lara Perillo (flauto), Irene
Piazza (violino), Anja Gottberg (contrabbasso) e Anton Sconosciuto (batteria). Un
interplay cercato tra le pieghe di un album miscellanea di soluzioni, come
viene ampiamente dimostrato nella parte centrale dell’opera (Dreaming of
Fossaverde/Speaking of Fossaverde/Fossaverde), in cui la free form detta l’andatura
di trame spigolose, libere, multiformi. Stati espressivi che si susseguono
seguendo un principio di astrazione che è traino di un disco dall’andatura
filmica, in cui i coinvolti cercano il loro spazio d’azione seguendo le
indicazioni di Paggi, guida di un progetto nato in Olanda, dove il quintetto ha
registrato Words in una session giornaliera nel maggio del 2022. Completano
il ricco quadro La gente in discoteca nel futuro, che introduce alla
visione di Paggi, Morire con la sabbia tra le dita, in cui troviamo l’ottima
Mona Creisson al violino, e la lunga e sperimentale Mountain, che in 14
minuti definisce tutte le caratteristiche dell’arte del trombonista. (Luigi
Cattaneo)
Morire con la sabbia tra le dita (Video)
Nessun commento:
Posta un commento