Secondo lavoro targato Ologram, band dei fratelli Giannì (Lorenzo alle chitarre, Dario al basso e alle tastiere e Roberto alle tastiere e al pianoforte) a cui vanno aggiunti Fabio Speranza (voce) e Giovanni Spadaro (batteria, percussioni, batteria elettronica). Gruppi come P.F.M. e Le Orme paiono tra le ispirazioni principali delle trame architettate da Dario (autore principale di musica e testi, ex Anèma) e compagni, che confermano l’amore per suggestivi sviluppi in chiaroscuro (già emersi nel precedente La nebbia del 2022) e strutture legate alla forma canzone, seppure raffinata e attenta al particolare. Un disco breve, poco più di 30 minuti in cui La mia scia racconta di un gruppo appassionato, che non ha la pretesa di inventare qualcosa di nuovo, ma capace di scrivere brani sempre godibili, come la strumentale Descent, in cui troviamo Gabriele Agosta al Fender e al moog (oltre che Matteo Blundo al violino), quasi un membro aggiunto che con il suo organo Crumar colora altri episodi del disco, su tutte Luna piena. Interessante anche la costruzione di Jacaranda, che si muove suadente tra tappeti di archi e folk acustico, lasciando l’impressione che questa possa essere una delle strade percorribili in futuro dai siciliani. Forse rispetto all’esordio non c’è stato il definitivo salto di qualità, quanto più la conferma di un progetto solido e strutturato. (Luigi Cattaneo)
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