lunedì 24 dicembre 2012

AKT, Blemmebeya (2011)

Che bello vedere un gruppo giovane autoprodursi un lavoro di tale qualità e per di più avere il coraggio, la forza e la voglia di distribuirlo gratuitamente tramite download. I bolognesi hanno atteso il momento giusto, hanno lasciato decantare la loro arte dopo l’esordio Dentrokirtos del 2007 e dopo 4 anni si sono ripresentati con il nuovo Blemmebeya. Il trio formato da Marco Brucale alle chitarre, Alessandro Malandra al basso e Simone Negrini alle tastiere e alla batteria sono i protagonisti di un disco da ascoltare con cura, a tratti ostico ma sempre ricco di sfumature melodiche, figlio del progressive rock targato anni ’70 e non solo. Inoltre la scelta del concept improntato sull’assalto dell’informazione che svilisce e corrode il pensiero dell’uomo trasformandolo in essere senza testa intriga non poco e risulta interessante a prescindere dal punto di vista di ognuno di noi. L’intro ci conduce a L’assalto, uno dei brani meglio riusciti, carico di suggestioni e di elementi che riportano al Banco del Mutuo Soccorso, con un andatura tipica del progressive anche per via di un utilizzo molto intelligente dei sintetizzatori in una struttura piena di spunti in cui anche gli intrecci vocali fanno la loro bella figura, pur se la band non ha un vero cantante di ruolo. La strumentale TG Egeo è più vicina agli umori degli Area, soprattutto per un’ascendenza lievemente balcanica che tanto era cara al gruppo di Demetrio Stratos, segno della grande passione per la scena italiana. Più leggera ma non meno impegnativa è Favonio, traccia che si basa sull’assonanza pianoforte-chitarra acustica che anticipa la complessa Stati d’animo uniti, decisamente meno agevole per via di quell’alternanza tra momenti più ombrosi e carichi di tensione ed altri dove questa si stempera a favore di un clima meno fosco nel quale si mette in evidenza il fine lavoro acustico che contraddistingue gli Akt. Di vento è un altro must del disco e ha la forza di riuscire a coniugare l’espressività dei CSI, arrivando a citare ed omaggiare il canto di Giovanni Lindo Ferretti con l’art prog di 40 anni fa! Quindi vagiti post punk che fan trapelare un inquietudine di fondo ben radicata nel testo e aperture melodiche di grande fascino e zeppe di lirismo. Colpisce anche Mani aperte, impregnata dei suoni magnetici delle tastiere di Negrini, così come Zeitgeist, brano dal tratto energico e imponente che può ricordare i King Crimson. Chiude un pezzo evocativo ma anche dall’animo tormentato come La fine, oscura conclusione del racconto in musica architettato dal trio. Nell’album ritroviamo alcuni dei gruppi che hanno fatto la storia del genere, Banco del Mutuo Soccorso e P.F.M. ma anche qualcosa dei King Crimson e dei Genesis, rivisti però in una chiave personale e per nulla nostalgica. Colpisce soprattutto il pathos e il calore con cui sono state composte le tracce e la parte lirica che deve stare particolarmente a cuore alla band. Un gruppo che meriterebbe la grande attenzione del fruitore abituale di progressive e anche un occhio di riguardo da parte di chi questa musica la produce e la distribuisce. (Luigi Cattaneo)


Di Vento (Video)

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