sabato 7 febbraio 2015

BLACK CAPRICORN, Cult of Black Friars (2014)


Terzo album per i cagliaritani Black Capricorn (dopo l’omonimo del 2011 e Born under the Capricorn del 2012), trio formato da Kjxu alla chitarra e alla voce, Virginia Piras al basso e la sorella Rachela alla batteria. Cult of Black Friars risulta meglio messo a fuoco rispetto ai precedenti lavori, con brani molto dilatati e cupi che faranno la felicità di quanti sono legati al doom maggiormente psichedelico e metal. Atomium è il mantra iniziale che funge da lunga intro per la title track, brano dall’animo settantiano, pregno di un atmosfera malsana e quasi diabolica, con parti potenti e maligne. Hammer of the Witches mostra qualche affinità con il metal dei Black Wings of Destiny, complice anche il solo di chitarra di Luca Catapano (membro del gruppo di Torino), mentre Riding the Devil’s horses si assesta su un doom pregevole e interessante. Menzione d’onore per Animula Vagula Blandula, trama psichedelica e dalle tinte prog in cui fa bella mostra di sé la brava Alessandra Cornacchia dei Sacred Sword al flauto. Più aggressiva la seguente Cat People, merito degli azzeccati riff di Kjxu, sempre indovinati e al posto giusto, così come parecchio riuscita è From the Abyss, con una sezione ritmica fantasiosa e molto corposa. Il lento rituale prosegue con la sinistramente affascinante e stoner Arcane Sorcerer, prima del gran finale di To the Shores of Distant Stars, breccia acustica e psych che rimanda profondamente agli anni ’70 e che viene cantata da Rachele. Disco consigliato agli amanti del genere, perché chi è alla ricerca di virtuosismi e pulizia sonora rischia di non riuscire ad apprezzare le qualità di un disco come Cult of Black Friars. (Luigi Cattaneo)

Cult of Black Friars (Official Video)

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