Terzo album per i
cagliaritani Black Capricorn (dopo l’omonimo del 2011 e Born under the Capricorn del 2012), trio formato da Kjxu alla
chitarra e alla voce, Virginia Piras al basso e la sorella Rachela alla
batteria. Cult of Black Friars risulta
meglio messo a fuoco rispetto ai precedenti lavori, con brani molto dilatati e
cupi che faranno la felicità di quanti sono legati al doom maggiormente
psichedelico e metal. Atomium è il
mantra iniziale che funge da lunga intro per la title track, brano dall’animo
settantiano, pregno di un atmosfera malsana e quasi diabolica, con parti
potenti e maligne. Hammer of the Witches mostra qualche
affinità con il metal dei Black Wings of Destiny, complice anche il solo di
chitarra di Luca Catapano (membro del gruppo di Torino), mentre Riding the Devil’s horses si assesta su
un doom pregevole e interessante. Menzione d’onore per Animula Vagula Blandula, trama psichedelica e dalle tinte prog in
cui fa bella mostra di sé la brava Alessandra Cornacchia dei Sacred Sword al
flauto. Più aggressiva la seguente Cat
People, merito degli azzeccati riff di Kjxu, sempre indovinati e al posto
giusto, così come parecchio riuscita è From
the Abyss, con una sezione ritmica fantasiosa e molto corposa. Il lento
rituale prosegue con la sinistramente affascinante e stoner Arcane Sorcerer, prima del gran finale
di To the Shores of Distant Stars,
breccia acustica e psych che rimanda profondamente agli anni ’70 e che viene cantata
da Rachele. Disco consigliato agli amanti del genere, perché chi è alla ricerca
di virtuosismi e pulizia sonora rischia di non riuscire ad apprezzare le
qualità di un disco come Cult of Black
Friars. (Luigi Cattaneo)
Cult of Black Friars (Official Video)
Nessun commento:
Posta un commento