La riscoperta di certe
radici, di filosofie lontane decenni e di un gusto per l’universo settantiano
ha contagiato oramai centinaia di giovani band che si abbeverano da quel remoto
mondo e tentano in qualche modo di rivisitarlo con un ottica attuale e moderna.
In Italia stiamo assistendo ad un proliferare di complessi, più o meno validi,
che si riallacciano a quel periodo storico con risultati anche molto buoni. È
il caso di questo esordio di Il Giardino Onirico (Marco Marini-voce narrante,
Stefano Avigliana-chitarra, Emanuele Telli-tastiere, Dariush Hakim-tastiere,
Ettore Mazzarini-basso e Massimo Moscatelli-batteria), gruppo che unisce il
prog di 40 anni fa con quello hard dei modelli Dream Theater e Vanden Plas e
spunti psichedelici piuttosto interessanti. Sotto una spessa coltre di cambi di
tempo e fraseggi dilatati, il sestetto mostra di avere nel proprio dna qualità
melodiche ben riconoscibili e che si sviluppano in modo piuttosto fluido in
ognuno dei cinque lunghi pezzi qui presenti. L’iniziale B.S.D. è esemplificativa di quello che è lo stile dell’ensemble,
con parti prog metal che vengono smussate dal fine lavoro della coppia
Telli-Hakim e da elementi acustici che ampliano la gamma espressiva del brano.
È tutto il disco a muoversi su queste coordinate, con frangenti ora più heavy,
ora più sognanti e malinconici, ora più psichedelici ma sempre molto coinvolgenti
e passionali. Difatti su una solida base ritmica si muove in modo opportuno ed
efficace Avigliana e l’approccio hard prog si leviga di indovinate pulsioni
space Porcupine Tree style, sempre molto calibrate all’interno dei singoli
momenti, arrivando a creare dei piccoli gioielli di dinamismo e comunicatività.
Disco avvincente e ad alto tasso emotivo. (Luigi Cattaneo)
Perigeo (Video)
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