Avvicinarsi alla musica dei Soft Machine, interpretarla
in modo personale e convincente, arricchirla senza snaturarla, portandole
rispetto ma non soggezione. Facile a dirsi, un po’ meno pensare di raggiungere
l’obiettivo senza avere alle spalle una solida preparazione e una buona dose di
coraggio e determinazione. Diventa forse più semplice toccare il traguardo se
l’avventura viene sostenuta da un’orchestra formata da musicisti di varia
estrazione ma accomunati da un forte spirito sperimentale. L’Artchipel
Orchestra guidata da Ferdinando Faraò mostra di non aver paura di affrontare il
repertorio di Hugh Hopper e compagni e pubblica il nuovo album per Musica Jazz
(primo canale di distribuzione ma il disco si può richiedere anche alla pagina
facebook del gruppo). Faraò si è accerchiato di grandi professionisti e ha
creato un ensemble rodato e capace di omaggiare i Soft Machine senza cadere in
banalità di sorta, facendo convivere Canterbury, il jazz rock e i grandi
passaggi strumentali di cui erano pieni i dischi nei ’70, amalgamando il tutto
con un fine ma ferreo lavoro orchestrale di ben 27 elementi (anche se non
sempre tutti presenti). Un preludio collettivo e free apre il disco e la
seguente Facelift si denota da subito
per un tris di soli di Alex Sabina al sax soprano, Massimo Giuntoli all’organo
e Paolo Botti alla viola, ben coadiuvati dall’operato dell’orchestra. Spicca
anche Kings and Queens, soprattutto
per il “duello” fiatistico tra Francesca Petrolo (trombone) e Rosarita Crisafi (sax
tenore), così come in Noisette la
parte del leone è affidata ai tre sassofonisti (Massimo Falascone, Germano
Zenga e Felice Clemente) che, pur con stili diversi tra loro, interagiscono in
maniera vibrante e sentita. Dopo la breve versione per sole voci di Dedicated to you but you weren’t listening è
la volta di Mousetrap, 9 minuti fitti
di assoli e sprazzi strumentali e la storica Moon in June con i bravi Filippo Pascuzzi e Serena Ferrara alla
voce e un altro grande rappresentante del sax come Rudi Manzoli. Faraò e
l’orchestra ci mettono tanto del loro nel “trattare” la materia Soft Machine
attraverso sviluppi fiatistici imprevedibili, coloriture organistiche di
pregio, spunti vocali di rilievo e pulsioni rock che ben si inseriscono nelle
trame create. Ferdinando Faraò &
Artchipel Orchestra Play Soft Machine è un tributo pieno di fascino e di
comunicatività, tanto che viene spontaneo domandarsi quando potremmo avere un
secondo capitolo, magari dedicato a qualche altra leggenda canterburiana. (Luigi
Cattaneo)
Moon in June (Live)
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