Dopo Il giardino disincantato (di cui avevamo
parlato qualche anno fa), torna Stefano Giannotti con il suo progetto Oteme e
firma un disco, L’agguato, l’abbandono,
il mutamento, che segna un passo avanti nel proprio percorso personale e
una crescita compositiva che si evince sia da un songwriting più maturo, sia
per i testi ancora più elaborati. Tocca diversi stili la musica di Giannotti,
coadiuvato da un ensemble ricco di strumenti che favoriscono lo sviluppo di
certe idee avanguardistiche e ben mescolate con spunti vicini al progressive.
Uno sperimentalismo che l’autore riesce a rappresentare all’interno della forma
canzone (la delicata Sarà il temporale
con l’ottimo lavoro di armonizzazione tra i vari strumenti o il cantautorato
colto di Camminavo) ma anche quando
sposta il versante concettuale verso la musica da camera (La grande volta e L’agguato).
Pregevole la fusione tra i molti fiati utilizzati e il conseguente modo di arrangiare
i brani, che risultano sempre raffinati e molto curati, tenendo il suono in un
limbo in cui la fisicità del rock incontra con decisione certe arie di
estrazione classica. Rispetto al debut c’è forse un’anima più cantautorale e
folkeggiante (ne è esempio la splendida Dopo
la pioggia) ma non mancano parti maggiormente complesse e ostiche, su tutte
la suite Tracce nel nulla di ben 25
minuti, il momento probabilmente più ardito di tutta la produzione Oteme ed
espressione assoluta di quale indirizzo segua la musica di Giannotti,
affascinante e consigliata in particolare ai seguaci dell’avant prog. (Luigi
Cattaneo)
Sarà il temporale (Video)
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