Secondo lavoro
discografico per i Med in Itali, formazione di Torino che nel 2012 aveva
stupito con l’esordio Coltivare piante
grasse. Si scrive Med in Itali
nasce dopo ben due anni di gestione, periodo che ha portato la band a costruire
con il consueto sound acustico un come back variegato e arricchito da una
sezione fiati (Nicolò Bottasso alla tromba, al filicorno e anche al violino,
Riccardo Sala al sax, Elia Zortea al trombone e Ariel Verosto al flauto e pure
alle tastiere) mirabilmente arrangiata dalla brava Carolina Bubbico e da
Bottasso stesso. Completano la line up l’estroso Niccolò Maffei (chitarra e
voce) e il trio ritmico formato da Matteo Bessone (batteria), Dario Scopesi
(basso e contrabbasso) ed Elena Pyera Frezet (percussioni). Si scrive Med in Itali, al di là di
qualche calo strutturale, conferma la bontà del progetto e le indubbie doti
compositive dell’ensemble, una ricerca che unisce musicalità e tempi dispari,
miscelando discretamente jazz, ritmi latini e canzone d’autore. Anche le
tematiche sobbalzano da toni scherzosi (la trascinante Cumal’è, perfetta per aprire il disco) a quelli più cinici se non
disillusi nei confronti del sistema Italia (Med
in Itali), con Maffei vero mattatore da questo punto di vista (con alcune
perle come Eroi o Sola, due ballate molto coinvolgenti).
Buoni anche gli spunti ironici di Difetto
Congenito, la malinconia di Maledetta
primavera e la nostalgica La nonna.
L’album è scorrevole e piuttosto piacevole, probabilmente più immediato del
primo ma comunque curioso e molto curato, una sintesi di influenze che può
colpire tranquillamente sia chi ama band duttili e trasversali come Il
Magnetofono, gli Avion Travel e i Marta sui Tubi. L’idea di base rimane sempre
quella di contaminare e di instillare nella propria musica stili differenti, un
percorso iniziato nel 2007 e che prosegue con innato spirito anche nel
presente. (Luigi Cattaneo)
Cumal'è (Video)
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