Dietro un monicker così
particolare si cela l’intenzione di richiamare alla memoria i gruppi
organizzati di matrice antiborghese e anticapitalista che furoreggiavano negli
anni ’70. La musica si riallaccia quindi alle grandi colonne sonore dei
poliziotteschi e degli sceneggiati gialli che tanto successo avevano avuto
dagli anni ’60 in avanti, quelle firmate da autori straordinari come Riz
Ortolani, Stelvio Cipriani o Ennio Morricone. Non mancano riferimenti al sound
primordiale dei Goblin e soprattutto a quello più contemporaneo di Calibro 35 e
L’ombra della sera di Fabio Zuffanti. Un alone di nostalgia e ricordi che, pur
se collocabile in un passato remoto e dallo sguardo demodè, ha la capacità e
l’espressività per risultare ancora adatto ai caotici giorni che stiamo vivendo.
Chiaro che ci troviamo dinnanzi all’ennesimo omaggio di un periodo che oramai è
entrato nell’immaginario collettivo con una forza propulsiva probabilmente
inimmaginabile qualche anno fa e ascoltare pezzi come Chimera, Vigilante o Persona non grata fa davvero venire un
brivido lungo la schiena, immaginando inseguimenti e sparatorie. Perché
ovviamente la musica dei La batteria (Emanuele Bultrini alle chitarre e al
mandolino, David Nerattini alla batteria, Paolo Pecorelli al basso e Stefano
Vicarelli alle tastiere) è incredibilmente immaginifica, racconta pur senza
legarsi ad una storia, narra anche senza sceneggiature. Prog strumentale venato
di funky settantiano, caratterizzato da un clima di mistero e una
strumentazione che ricorda inequivocabilmente quella dei grandi gruppi che
segnarono un’era, soprattutto per quel che riguarda le fondamentali tastiere di
Vicarelli (pianoforte, Hammond, Fender Rhodes, Clavinet, Mini Moog, Mellotron).
Un esordio ricco di suspence, richiami articolati e sinceri ai b-movies e
atmosfere simil lounge che mostrano la capacità dei romani di risultare freschi
e vibranti pur se proiettati con lo sguardo verso un’epoca terminata. O forse
no? (Luigi Cattaneo)
Chimera (Video)
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