martedì 4 settembre 2018

IL FEDELISSIMO BRACCO BRANCO, Appunti di Navigazione (2017)


 
Un nome così particolare non può che tracciare già delle coordinate, quelle di un progressive rock settantiano tutto concept, testi articolati e capacità tecniche. Il Fedelissimo Bracco Branco, nati a Motta Di Livenza cinque anni fa, rispettano queste caratteristiche ma ne inseriscono di proprie, come l’utilizzo della fisarmonica e una certa fruibilità del racconto musicale, fatto di splendide orchestrazioni e momenti di grande melodia italiana. Federico Panighel (fisarmonica, tastiere e voce), Stefano Crovato (chitarra), Loris Ceccato (basso) e Guido Morossi (batteria) con Appunti di navigazione sembrano omaggiare la bellezza romantica e senza tempo delle storie legate al mare (a cui contribuisce un attento booklet), un concentrato di spunti che colpisce e ammalia ascolto dopo ascolto. Ovviamente l’utilizzo della fisarmonica enfatizza alcuni passaggi e dona una gradevole aurea folk alla narrazione, ma non sono meno importanti i riff e i soli di Crovato e il dinamismo dell’affiatata sezione ritmica, bravissimi nel sostenere la verve, anche teatrale, di Panighel. Il senso di avventura marina che emana l’album ci introduce in Levate l’ancora, dove troviamo citazioni da Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez di Giacomo Leopardi, una buonissima partenza che ci porta a La zattera nel fosso, pezzo trascinante e pieno di groove. Nella tana del mostro ispessisce il suono, grazie ad una chitarra hard che descrive la furia nera della tempesta, mentre Scegliendo la rotta mostra un mood più meditativo ma ancora una volta convincente. Sorprende la folk song in odore di De Andrè La ballata dell’arruolamento forzato, confermano la caratura del gruppo i due strumentali I pescatori dei banchi e Spartisci il bottino, oscilla verso l’hard prog Il ponte bagnato di sangue, con un chorus davvero molto epico. Sophie riporta il sound su territori meno irruenti, Lo scontro finale è l’esaltazione della meta, una scoperta che non accontenta e ci trascina all’esemplare finale di L’incrociatore, altra apoteosi strumentale che suggella una grossa rivelazione del nuovo progressive rock italiano. (Luigi Cattaneo)
 
Nella tana del mostro (Video)
 

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