Il progetto In-Side
nasce dalla volontà di Saal Richmond (tastiere) di dare vita ad un gruppo che
guardasse all’AOR ottantiano ma senza nostalgia, conscio della tradizione ma
non per questo ancorato solo ed esclusivamente a quel tipo di suono. La line up
si completa con il passare del tempo con l’ingresso di Dave Grandieri
(tastiere), Beppe Jago Careddu (voce), Cloud Beneventi (chitarra), Abramo De
Cillis (chitarra), PJ Philip (basso) e Marzio Francone (batteria) e trova
nell’Andromeda Relix un ottimo alleato per la pubblicazione di questo elegante Out-Side. Il concept, il cui filo
conduttore è l’evoluzione attuale che ha portato ad una perdita di valori e
alla rarefazione di rapporti sociali, rispetta l’epoca d’oro del genere, ricordando
quanto fatto da band che hanno raccolto meno di quanto meritavano come Fortune,
Quartz o Alien, soprattutto grazie ad un songwriting capace di brani immediati
e di facile presa, una scorrevolezza dovuta anche alle abilità tecniche dei
coinvolti e ad arrangiamenti che si sposano perfettamente con quanto proposto.
Le melodie tipicamente AOR incontrano momenti ai limiti dell’hard rock, con le
due tastiere che enfatizzano i passaggi dal sapore prog, accompagnate dalla verve
della coppia di chitarristi, elementi che ritroviamo sin dall’iniziale The signs of time, ideale pezzo
d’apertura, drammatico e carico di pathos. Si prosegue con The running man, altro bell’esempio della grazia della band, e Block 4, che si sviluppa in maniera
esemplare e risulta essere una delle composizioni più liriche dell’album. I’m not a machine rinsalda il legame con
gli anni ’80 di Foreigner e Streets, Break
down è maggiormente cadenzata e oscura, mentre la conclusiva Lie to me è la gradevole ballata che
chiude questo breve (poco più di trenta minuti) e validissimo esordio. (Luigi
Cattaneo)
The running man (Video)
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