Cercare di unire il
progressive settantiano di King Crimson e Genesis, con quello contemporaneo
degli Opeth post Ghost memories e i
Porcupine Tree di Steven Wilson, è diventato l’obiettivo di tante band attuali,
soprattutto quando debuttano come gli umbri Wandering Vagrant. Date le premesse
è ovvio non aspettarsi tecnicismi alla Dream Theather o affini, perché il
quintetto (l’ex Desert Rider Alessandro Rizzuto alla voce e alla chitarra,
Christian Bastianoni alla chitarra, Francesca Trampolini alle tastiere e alla
voce, entrambi già con gli In Tenebra, Michele Carlini al basso e Marco Severi
alla batteria) preferisce concentrarsi su una scrittura che abbina dark prog,
strutture hard e ponderate melodie folk, sottolineate da atmosfere ricche di un
arcano e misterioso fascino. L’ambizione non manca ai ragazzi, sospinta da un
esordio davvero positivo, consistente per tutta la sua durata e senza evidenti
cadute, un concentrato di visioni noir che trapelano già dal sinistro artwork
del disco. I duri anni di lavoro in sede compositiva e una certa capacità di
creare suggestivi bozzetti in chiaroscuro rimandano anche al sound di Pain of
Salvation e Riverside, nonché a quello dei nostrani Kingcrow, quindi un
connubio di riff, tempi dispari, liriche elegie e ispirati componimenti
strumentali. Le varie anime dei perugini comprendono i frangenti heavy di Human being as me e Struggle, la scia progressive della lunga The hourglass, il folk decadente di Forgotten, l’ottima suite Get
lost, divisa in due parti e la spirale elettronica, soffusa ma decisa di Home, segno che la band ha diverse carte
a disposizione e che il futuro può donare loro solo ulteriori sviluppi e
soddisfazioni.
Da segnalare, infine, che dopo l’uscita del disco la sezione
ritmica ha subito delle modifiche con l’ingresso di Andrea Paolessi al basso e
Niccolò Franchi alla batteria. (Luigi Cattaneo)
Per ascoltare e acquistare l'album potete visitare la seguente pagina https://wanderingvagrant.bandcamp.com/album/get-lost
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