mercoledì 21 novembre 2018

ALDI DALLO SPAZIO, Quasar (2018)



Nati nel 2015, gli Aldi (Awesome Lysergic Dream Innovation) dallo Spazio, sono un quintetto formato da Dario Federici (voce e tastiere), Davide Mosca (chitarra), Simone Sgarzi (chitarra), Marco Braschi (basso) e Lorenzo Guardigli (batteria). Un monicker così particolare offre da subito l’idea di trovarci al cospetto di un progetto che guarda alla psichedelia e Quasar effettivamente non tradisce le attese, irrorando però la materia con forti punte progressive, in un connubio riuscito tra Pink Floyd e vecchio progressive. Non si fatica a essere coinvolti dalla passione che emerge dai cinque brani di questa autoproduzione, tutti ricchi di spunti interessanti e ottime trovate, tanto che si finisce per rammaricarsi di una produzione che poteva esaltare maggiormente le dinamiche create dai ravennati. La partenza di Long time lover chiarisce subito la direzione dell’album, con un attacco che ricorda la freschezza della P.F.M. e si sviluppa in territori marcatamente rock, con un chorus immediato che si stampa in testa con facilità. Davvero un buonissimo inizio, introduzione alla prima suite che incontriamo, The distance, che si divide tra temi al limite del kraut, dark prog, e psichedelia, un crogiuolo di emozioni e liricità davvero notevoli per una band all’esordio. Little Piggy Will è un affresco di fine anni ’60, Santana (a freedom song) mi ha ricordato il mood dei grandi Iron Butterfly, mentre la conclusiva suite Epiphany, tra echi space rock, svisate folk, psichedelia e marcati accenni al prog settantiano, chiude un disco intenso e meritevole di attenzione da parte del pubblico più devoto a certe sonorità. (Luigi Cattaneo)
Long Time Lover (Video)

  

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