ALDI DALLO SPAZIO, Quasar (2018)
Nati nel 2015, gli Aldi
(Awesome Lysergic Dream Innovation) dallo Spazio, sono un quintetto formato da
Dario Federici (voce e tastiere), Davide Mosca (chitarra), Simone Sgarzi
(chitarra), Marco Braschi (basso) e Lorenzo Guardigli (batteria). Un monicker
così particolare offre da subito l’idea di trovarci al cospetto di un progetto
che guarda alla psichedelia e Quasar
effettivamente non tradisce le attese, irrorando però la materia con forti
punte progressive, in un connubio riuscito tra Pink Floyd e vecchio progressive.
Non si fatica a essere coinvolti dalla passione che emerge dai cinque brani di
questa autoproduzione, tutti ricchi di spunti interessanti e ottime trovate,
tanto che si finisce per rammaricarsi di una produzione che poteva esaltare
maggiormente le dinamiche create dai ravennati. La partenza di Long time lover chiarisce subito la
direzione dell’album, con un attacco che ricorda la freschezza della P.F.M. e
si sviluppa in territori marcatamente rock, con un chorus immediato che si
stampa in testa con facilità. Davvero un buonissimo inizio, introduzione alla
prima suite che incontriamo, The distance,
che si divide tra temi al limite del kraut, dark prog, e psichedelia, un
crogiuolo di emozioni e liricità davvero notevoli per una band all’esordio. Little Piggy Will è un affresco di fine
anni ’60, Santana (a freedom song) mi
ha ricordato il mood dei grandi Iron Butterfly, mentre la conclusiva suite Epiphany, tra echi space rock, svisate
folk, psichedelia e marcati accenni al prog settantiano, chiude un disco
intenso e meritevole di attenzione da parte del pubblico più devoto a certe
sonorità. (Luigi Cattaneo) Long Time Lover (Video)
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