The
experience è il secondo album dei Laviàntica, band romana nata sul
finire degli ’80 come Alterego, sulla scia di gruppi come Marillion, Twelfth
Night, Ezra Winston e Leviathan. Dopo Clessidra
del 2013 (di cui avevamo parlato su queste pagine) ha deciso di dare una
svolta al proprio sound, ora interamente strumentale, sinfonico e suonato con
bravura da Daniele Sorrenti (flauto, minimoog e vibrafono, già con gli storici
Semiramis), Luciano Stendardi (piano e tastiere), Paolo Musolino (tastiere e
chitarra acustica), Marco Palma (chitarra), Paolo Perilli (basso) e Marco
Rovinelli (batteria). Il concept racconta in musica l’esperienza di Galbat, un
essere immaginario proveniente da uno spazio immateriale, che decide di
esplorare il nostro mondo fisico, a lui ignoto (l’intera storia è descritta con
efficacia nel booklet). Ovviamente narrare senza l’ausilio testuale prevede la
grande capacità di saper comunicare, di trasportare in un mondo immaginifico
dove le note suggeriscono emozioni, un filo narrativo non semplice da gestire
che rende la prova del sestetto ancora più meritevole di sostegno. I primi due
pezzi sono la sintesi dei nuovi Laviàntica, The
journey e Breathing flower
riassumono in venti minuti complessivi sfumature settantiane, delicati
interventi flautistici e raffinate tastiere, tra Camel, prog classicheggiante e
romanticismo, strutture tenui pur nella loro complessità, a cui si aggiungono
le note di Fabrizia Pandimiglio al violoncello nella seconda composizione. Closer si assesta su buoni livelli, tra
parti lievi e robuste intrusioni dei sintetizzatori, a cui fa eco Artificial thought, pezzi che confermano
le doti di scrittura e le migliorie sostanziali rispetto al recente passato. La
soave e impalpabile The wait introduce
Traveler, ottima conclusione di un
come back che mostra il salto di qualità avvenuto in questi cinque anni dai
capitolini. (Luigi Cattaneo).
The Journey (Video)
Nessun commento:
Posta un commento