giovedì 13 dicembre 2018

ELISIR D'AMBROSIA, Elisir D'ambrosia (2018)

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Conosco Marco Causin da più di vent’anni, da quando ragazzini ci copiavamo le audiocassette per poi discuterne a scuola con l’enfasi tipica degli adolescenti. Già allora Marco suonava la chitarra e da lì a poco formò i Soul Mirror (qualche raro reperto è visibile su YouTube), gruppo che però non arriverà a pubblicare alcun album. Si potrebbe dire che Elisir D’Ambrosia nasce proprio in quegli anni, dalla voglia di comunicare attraverso la musica. Un percorso lungo che ho seguito da vicino e che mi ha portato a conoscere i pezzi del disco prima ancora che fosse ufficialmente pronto qualche mese fa e che vede oltre al chitarrista veneto (nipote di Claudio Causin, che i più curiosi ricorderanno nei Forzanove di Autoanalisi) la partecipazione di Alessio Uliana alle tastiere (membro anche dei Virginian), Riccardo Brun al basso, Andrea Stevanato alla voce e Simone Sossai alla batteria (già con i bravissimi Lamanaif). Ambrosia è il classico inizio progressivo, un ottimo strumentale tra accelerazioni quasi hard e tempi dispari, prima di Cenere, otto minuti che si sviluppano tra parti aggressive, a cui contribuisce il cantato ruvido di Stevanato, frangenti melodici e momenti strumentali di ampio respiro tra prog e psichedelia, una sintesi davvero azzeccata delle anime compositive di Causin. Cardiologia ospita Riccardo Scivales (tastiere) e Paolo Ongaro (percussioni e fischietto) dei Quanah Parker, altra grande band del veneto, e se la prima sezione ha accenni cantautorali con parti anche recitate, la seconda sembra omaggiare in maniera convincente Elegant Gipsy di Al Di Meola. Dimensione deserto e Libero di volare nel vento formano una sorta di suite in cui si evincono tutti gli elementi cardine del progetto, tra spoken word, cura essenziale per l’aspetto testuale, tappeti tastieristici, hard prog, fughe strumentali e una vocalità aspra, non sempre a fuoco ma dotata di un timbro particolare e che ben si lega con la struttura dei brani. Piano piano è una ballata cantautorale, malinconica e di spessore, nelle intenzioni fa il paio con Luna, pezzo però che non mi ha convinto del tutto e che risulta essere il meno riuscito di questo esordio. Inoltre Stevanato sembra essere più a suo agio in trame come la successiva Tenebra, un dark prog di cui ha curato anche l’interessante testo e che chiude egregiamente un esordio che mostra una band dotata di intuizioni e ottime doti tecniche, al servizio di una scrittura trasversale che sottolinea il background variegato di Causin e dei suoi compagni di avventura. (Luigi Cattaneo)
Cardiologia (Video)
     

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