Above all else è l’esordio dei Nova Cascade, band artefice di
un melting pot sonoro a base di ambient, post e progressive, nata nel 2017 e
che dopo 18 mesi di lavoro ha deciso di mettere nero su bianco sensazioni e
umori comuni. Dave Hilborne (synth e voce), Dave Fick (basso), Alessio Proietti
(chitarra e voce), Charlie Bramald (flauto), Heather Leslie (violino) e David
Anania dei Blue Man Group (batteria) hanno dato vita ad un disco in cui la
componente ambient appare come la parte centrale, quella che collega tutti i fili,
con gli elementi elettronici che vanno ad incontrare le melodie fatate e vellutate
del flauto e del violino, dove persino i pochi spunti vocali rimangono
sottotraccia, non emergono, si fondono con tutti gli strumenti presenti,
diventano un sussurro. Si potrebbe chiamare in causa Vangelis ma anche il
fondamentale Jean Michel Jarre, soprattutto per alcuni frangenti in odore di
New age capaci di essere molto descrittivi, ma non è sbagliato citare i Pink
Floyd dell’ultimo The endless river,
con quel mood etereo costante per tutto l’album. La grande pecca è la
registrazione piuttosto amatoriale, che non aiuta a percepire in modo adeguato
tutte le raffinatezze del sestetto, ma è pur vero che l’autoproduzione è un
problema comune a tantissimi gruppi emergenti o alle prese con il disco
d’esordio, a maggior ragione se si lavora a distanza come nel caso dei Nova
Cascade. Above all else è stato
concepito come fosse un unico movimento suddiviso in dodici tracce e va
ascoltato in silenzio, nella penombra, perché serve una certa predisposizione,
solitaria e riflessiva, per beneficiarne appieno e lasciarsi trasportare da
questa musica evocativa, con la title track esemplificativa dell’interplay tra
le note delicate suonate da Bramald e dalla Leslie e la lievità vocale con cui
si muove l’ensemble. Fraseggi che ritroviamo anche in Hurtled e Lo-Fi, mentre Epiphany vede l’inserimento ritmico di
Anania e Wilted, con il ritorno di
una breve parte vocale, chiude un debut interessante e personale. (Luigi
Cattaneo)
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