Conosco Marco Causin da
più di vent’anni, da quando ragazzini ci copiavamo le audiocassette per poi
discuterne a scuola con l’enfasi tipica degli adolescenti. Già allora Marco
suonava la chitarra e da lì a poco formò i Soul Mirror (qualche raro reperto è
visibile su YouTube), gruppo che però non arriverà a pubblicare alcun album. Si
potrebbe dire che Elisir D’Ambrosia nasce
proprio in quegli anni, dalla voglia di comunicare attraverso la musica. Un
percorso lungo che ho seguito da vicino e che mi ha portato a conoscere i pezzi
del disco prima ancora che fosse ufficialmente pronto qualche mese fa e che
vede oltre al chitarrista veneto (nipote di Claudio Causin, che i più curiosi
ricorderanno nei Forzanove di Autoanalisi)
la partecipazione di Alessio Uliana alle tastiere (membro anche dei Virginian),
Riccardo Brun al basso, Andrea Stevanato alla voce e Simone Sossai alla
batteria (già con i bravissimi Lamanaif). Ambrosia
è il classico inizio progressivo, un ottimo strumentale tra accelerazioni
quasi hard e tempi dispari, prima di Cenere,
otto minuti che si sviluppano tra parti aggressive, a cui contribuisce il
cantato ruvido di Stevanato, frangenti melodici e momenti strumentali di ampio
respiro tra prog e psichedelia, una sintesi davvero azzeccata delle anime
compositive di Causin. Cardiologia
ospita Riccardo Scivales (tastiere) e Paolo Ongaro (percussioni e fischietto)
dei Quanah Parker, altra grande band del veneto, e se la prima sezione ha
accenni cantautorali con parti anche recitate, la seconda sembra omaggiare in
maniera convincente Elegant Gipsy di
Al Di Meola. Dimensione deserto e Libero di volare nel vento formano una
sorta di suite in cui si evincono tutti gli elementi cardine del progetto, tra
spoken word, cura essenziale per l’aspetto testuale, tappeti tastieristici,
hard prog, fughe strumentali e una vocalità aspra, non sempre a fuoco ma dotata
di un timbro particolare e che ben si lega con la struttura dei brani. Piano piano è una ballata cantautorale,
malinconica e di spessore, nelle intenzioni fa il paio con Luna, pezzo però che non
mi ha convinto del tutto e che risulta essere il meno riuscito di questo
esordio. Inoltre Stevanato sembra essere più a suo agio in trame come la
successiva Tenebra, un dark prog di
cui ha curato anche l’interessante testo e che chiude egregiamente un esordio
che mostra una band dotata di intuizioni e ottime doti tecniche, al servizio di
una scrittura trasversale che sottolinea il background variegato di Causin e
dei suoi compagni di avventura. (Luigi Cattaneo)
Cardiologia (Video)
Grazie mille bros, per la splendida recensione
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