Torna Il Giardino
Onirico, una delle band di punta del nuovo progressive italiano, con il terzo
disco, Apofenia, ancora targato
Lizard Records. Chi conosce i laziali sa cosa aspettarsi da Stefano Avigliana
(chitarra), Dariush Hakim (tastiere), Ettore Mazzarini (basso), Massimo
Moscatelli (batteria) e Emanuele Telli (tastiere), quintetto da sempre
attentissimo alla costruzione strumentale delle composizioni, che con questo
nuovo lavoro ha voluto provare ad inserire alcune novità all’interno di un plot
già rodato. Ma andiamo con ordine, perché l’iniziale Onironauta è in realtà in linea con quanto ci si aspetta da una
band con un tale potenziale, dodici minuti intrisi di bellezza, tra progressive
e psichedelia, atmosfere settantiane e guizzi che guardano a Oriente,
un’apertura davvero ottima e che ci ripresenta un ensemble in grandissima
forma. A sorpresa Scivolosa simmetria vede
la partecipazione di Alessandro Corvaglia alla voce, espressivo come sempre e
parecchio a suo agio tra le fitte trame del gruppo, con il sound che finisce
per ricordare proprio quello di La Maschera di Cera, da cui proviene il
talentuoso vocalist. In Aletheia fa
la sua comparsa il delicato sax jazzato di David Morucci, che ben si cala in un
sontuoso interplay con la chitarra di Avigliana, ma è tutto il gruppo a
ricamare con suggestione, a interpretare con spirito moderno la lezione
sinfonica di un genere che ha ormai mezzo secolo di vita. Bellissima e
particolare Mushin, e non poteva
essere altrimenti visto che troviamo come ospite Jenny Sorrenti, ancora
straordinaria interprete e voce caratterizzante, nobile espediente per
innalzare ancora di più i fantasiosi sviluppi costruiti dalla band. In Apogeo torna, e con ottimi risultati, il
sax di Morucci, in un brano sospeso tra Van Der Graaf Generator e King Crimson,
in cui i laziali hanno aggiunto un pizzico di hard prog, prima di Un nodo all’anima, dove vi è invece
nuovamente Corvaglia a firmare l’ennesimo momento di grande raffinatezza. Chiude
l’album Lacrime di stelle, dove il
sax è stavolta affidato a Claudio Braccio, ma il risultato è ancora
appassionante, vivissimo affresco di come si possa suonare progressive senza
risultare per forza vintage o dèmodè. Apofenia
si muove sulla scia dei precedenti lavori, riuscendo nel difficile compito
di bissare e forse superare il brillante Perigeo,
che nel 2012 li aveva consacrati tra gli interpreti più interessanti del fitto
panorama prog nostrano. (Luigi Cattaneo)
Mushin (Video)
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