martedì 1 settembre 2020

IL GIARDINO ONIRICO, Apofenia (2019)


Torna Il Giardino Onirico, una delle band di punta del nuovo progressive italiano, con il terzo disco, Apofenia, ancora targato Lizard Records. Chi conosce i laziali sa cosa aspettarsi da Stefano Avigliana (chitarra), Dariush Hakim (tastiere), Ettore Mazzarini (basso), Massimo Moscatelli (batteria) e Emanuele Telli (tastiere), quintetto da sempre attentissimo alla costruzione strumentale delle composizioni, che con questo nuovo lavoro ha voluto provare ad inserire alcune novità all’interno di un plot già rodato. Ma andiamo con ordine, perché l’iniziale Onironauta è in realtà in linea con quanto ci si aspetta da una band con un tale potenziale, dodici minuti intrisi di bellezza, tra progressive e psichedelia, atmosfere settantiane e guizzi che guardano a Oriente, un’apertura davvero ottima e che ci ripresenta un ensemble in grandissima forma. A sorpresa Scivolosa simmetria vede la partecipazione di Alessandro Corvaglia alla voce, espressivo come sempre e parecchio a suo agio tra le fitte trame del gruppo, con il sound che finisce per ricordare proprio quello di La Maschera di Cera, da cui proviene il talentuoso vocalist. In Aletheia fa la sua comparsa il delicato sax jazzato di David Morucci, che ben si cala in un sontuoso interplay con la chitarra di Avigliana, ma è tutto il gruppo a ricamare con suggestione, a interpretare con spirito moderno la lezione sinfonica di un genere che ha ormai mezzo secolo di vita. Bellissima e particolare Mushin, e non poteva essere altrimenti visto che troviamo come ospite Jenny Sorrenti, ancora straordinaria interprete e voce caratterizzante, nobile espediente per innalzare ancora di più i fantasiosi sviluppi costruiti dalla band. In Apogeo torna, e con ottimi risultati, il sax di Morucci, in un brano sospeso tra Van Der Graaf Generator e King Crimson, in cui i laziali hanno aggiunto un pizzico di hard prog, prima di Un nodo all’anima, dove vi è invece nuovamente Corvaglia a firmare l’ennesimo momento di grande raffinatezza. Chiude l’album Lacrime di stelle, dove il sax è stavolta affidato a Claudio Braccio, ma il risultato è ancora appassionante, vivissimo affresco di come si possa suonare progressive senza risultare per forza vintage o dèmodè. Apofenia si muove sulla scia dei precedenti lavori, riuscendo nel difficile compito di bissare e forse superare il brillante Perigeo, che nel 2012 li aveva consacrati tra gli interpreti più interessanti del fitto panorama prog nostrano. (Luigi Cattaneo)  

Mushin (Video)   



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